L’EMERGENZA ECONOMICA EUROPEA E IL COVID-19

di Sofia Valle IV CL

Lo STATO è come una famiglia: se entra uno stipendio di 1.000 euro al mese, quella Famiglia non dovrebbe spendere più di 1.000 euro al mese. Se ne spende 1.530 al mese, la Famiglia deve procurarsi i 530 euro per poter pagare completamente i suoi fornitori. La Famiglia, a questo punto, dovrà chiedere a qualcuno che le presti 530 euro.

 Se la Famiglia gode di buona reputazione famigliare troverà qualcuno che –  se gli si paga un interesse per il ritardo nel rimborso – sarà disposto a prestarglieli. Se la reputazione della Famiglia è piuttosto scarsa, potrà aver difficoltà a trovare chi le faccia tale prestito e –  se pur riesce a trovare quel qualcuno – potrà ottenere tale prestito ma ad un interesse assai più alto.

Ora, nel nostro esempio, sostituiamo il termine “Famiglia” con “STATO”.

Lo stipendio (costituito da Imposte e Tasse pagate dai contribuenti) è né più né meno che una quota parte del prodotto interno lordo (P.I.L.) del Paese.

I 530 euro sono il disavanzo dello Stato (importo che lo Stato deve chiedere in prestito a terzi, come ad esempio risparmiatori italiani o risparmiatori istituzionali, nazionali o internazionali), rilasciando titoli come CCT, BTP, BOT e simili (detti genericamente “BONDS” – dall’inglese “to bind” impegnarsi, poiché con questi titoli lo Stato si impegna a rimborsarne l’importo e a pagarne gli interessi fino alla scadenza).

Poiché il nostro Stato spende il 53% in più di quanto ricava dalle varie imposte e tasse, non è ovviamente considerato finanziariamente affidabile, per cui troverebbe risparmiatori o fondi istituzionali eventualmente disposti ad acquistare Titoli del suo Debito Pubblico, ma ad interessi elevati.

Il “lock-down” (chiusura obbligatoria di ogni stabilimento e negozio da circa 45 giorni) per la prevenzione del contagio Corona Virus, sta costando allo Stato enormi quantità di denaro (centinaia di miliardi di Euro). Lo Stato avrà una pesante mancanza di entrate (Imposte e tasse commisurate al ridotto PIL) e aumentate uscite per le centinaia di miliardi che dovrà pagare ai cittadini a titolo di rimborso per i loro mancati guadagni.

Tutto ciò a causa dell’imprevedibile “tsunami Corona virus”, non a causa di inutili spese effettuate dalla Stato “spendaccione” (ovvero l’Italia), come sostengono invece alcuni dei Ministri delle Finanze dei Paesi del Nord che respingono la proposta di poter emettere Eurobond (o corona virus bonds) a copertura di imprevedibili e straordinarie spese dovute a Corona Virus.

Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Irlanda vorrebbero poter essere autorizzati ad emettere Eurobond in quanto – essendo garantiti dall’Europa – sarebbero più facilmente collocabili sui mercati e ad un tasso minore che se emessi con garanzia di uno solo dei Paesi emittenti, che purtroppo non godono di grande solidità finanziaria.

I ministri delle Finanze dei Paesi del Nord, al posto dell’emissione di questi Eurobond (che implicherebbe una condivisione del debito dei Paesi c.d “Spendaccioni”), hanno invece proposto che i “Paesi spendaccioni” si avvalgano delle provvidenze Mes (European Stability Mechanism), proposta categoricamente respinta da questi ultimi.

Perché i “Paesi Spendaccioni” rifiutano di dipendere dal Mes?

Perché i suoi regolamenti prevedono che se uno dei “Paesi Spendaccioni” superasse con le sue spese la cifra assegnatagli dal Mes, le Autorità di Bruxelles automaticamente gli  invierebbero degli ispettori Europei (detti “troika”) che costringerebbero il Paese in questione a “rientrare” rapidamente dal debito, comportando l’imposizione di pesanti tasse ai propri contribuenti (come accaduto con la Grecia) e priverebbe il governo del Paese   interessato di autonomia finanziaria/politica.

A questo punto, durante la recente “conference” dei Ministri Finanziari dei Paesi Euro (durata ben 16 ore) con un nulla di fatto, i “Paesi Virtuosi” (Olanda, Germania etc) hanno decisamente rifiutato la proposta Eurobond ed i “Paesi Spendaccioni” hanno affermato che sarebbero disposti ad accedere ai finanziamenti Mes a copertura delle imprevedibili spese Corona Virus, ma senza accettare le relative condizioni (leggi “troika”).

Ora siamo al muro contro muro e non è detto che l’Euro non ne riceva un colpo mortale (come ad esempio la   nostra uscita dall’Euro e ritorno alla lira, con conseguenze per noi assolutamente disastrose).

Nella definizione proposta dal dizionario di U.E., viene messo in evidenza il fatto che essa si pone finalità generali, prefiggendosi, in particolare: la creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne; l’instaurazione di un mercato interno e lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata, su un’economia di mercato competitiva e su un elevato livello di tutela e miglioramento dell’ambiente; la lotta all’esclusione sociale e alle discriminazioni; la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri; l’unione economica e monetaria, che ha per moneta l’euro; e, nelle relazioni esterne, la promozione dei valori e degli interessi dell’UE, contribuendo alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo sostenibile, all’eliminazione della povertà, alla tutela dei diritti umani e al rispetto del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite.

A questo punto la mia domanda è solo una: quante delle tante belle parole con cui l’U.E. si definisce si può riscontrare effettivamente nei fatti attuali?

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