Un pomeriggio a scuola con tè e lettura de ”La Sirenetta” di Andersen

di Filippo Edoardo Cantatore, 3 liceo classico

Giovedì 10 ottobre, ore 16. Il pensatoio si riempie del dolce profumo del tè. Tutti noi ci sediamo, pronti a condividere un’esperienza educativa che ci porterà nelle profondità del mare e della psicologia. L’organizzatrice di questo momento di cultura è l’educatrice Annamaria Sansone, che ha deciso di dedicarlo a una delle opere letterarie che più ci hanno fatto sognare: la Sirenetta di Hans Christian Andersen.
La prima mezz’ora l’abbiamo dedicata alla trama del racconto originale, non disneyano da cui abbiamo tratto alcuni spunti di riflessione interessanti.
La storia comincia con un’analisi introspettiva della protagonista che vive sul fondo del mare con suo padre, le sue cinque sorelle e l’anziana nonna. La sua vita è apparentemente felice, ma il suo animo è ugualmente turbato: desidera infatti vedere al di là della superficie marina e avere un’anima, la cui mancanza la obbligherà a dissolversi in schiuma senza alcuna prospettiva ultraterrena.
A quindici anni ottiene finalmente il permesso di uscire dall’acqua e in
quell’occasione si innamora della vita sulla terraferma e di un principe, che poi lei salverà da un naufragio. Scossa da questi sentimenti decide di rivolgersi ad una strega, che le concede una pozione per diventare umana, in cambio della lingua. Ci sono però delle condizioni: dovrà soffrire di dolori lancinanti a ogni passo e se il principe la sposerà ella potrà rimanere con lui anche dopo la morte, altrimenti subirà il suo destino originario la mattina dopo il matrimonio di lui.


La Sirenetta sale quindi in superficie e può avvicinarsi all’oggetto del suo amore, col quale, però, non riesce a stabilire un rapporto sentimentale per via dell’assenza della voce; inoltre lui è innamorato della donna che lo aveva tratto in salvo dalla spiaggia in cui era stato adagiato dalla sirena. Purtroppo un giorno i genitori di lui lo costringono a incontrare una ragazza, che si scopre essere proprio colei che lo aveva aiutato: il principe dunque decide si sposarla. La sirena è affranta, ma in suo aiuto arrivano le sorelle, che in cambio dei capelli hanno preso dalla strega un pugnale con cui dovrà uccidere l’amato, se vuole tornare sirena e superare l’alba. Alla
fine, per amore, rinuncia a questo proposito e viene ricompensata: si trasforma così in una figlia dell’aria, cosa che le permetterà di ricevere un’anima dopo trecento anni di buone azioni.
Anche al lettore più distratto salta subito all’occhio quanto la storia originale sia diversa da quella riadattata da Disney. Infatti, in quest’ultima, sono assenti le parti più cruente (come la mutilazione della lingua o il quasi assassinio del principe) o che potrebbero risultare spiacevoli (come la mancanza di un finale in cui tutti i sogni della Sirenetta si avverano). È facile capire che l’intenzione degli autori del lungometraggio sia stata quella di rimuovere elementi che avrebbero potuto traumatizzare o intristire i bambini. Questa è una tematica che è stata affrontata anche durante il tè letterario: è giusto nascondere ai bambini i lati più oscuri della vita? Secondo il parere dell’educatrice Sansone no, perché anche i fatti più cupi fanno comunque parte della vita e i bambini di qualche decennio fa, leggendo queste storie, avrebbero acquistato la consapevolezza che la vita può assumere anche tinte fosche e, consapevoli di ciò, le avrebbero subìto meno. Al contrario, oggi si tende a proteggerli da tutto e da tutti, solo che, non appena la loro vita inizierà ad assumere queste colorazioni, essi saranno privi degli anticorpi necessari a superarle e le subiranno in pieno.
Mentre tutti noi siamo assorti nell’ascolto, entra inaspettatamente il Rettore, che decide di imbarcarsi con noi in questo viaggio.
Nella seconda mezz’ora ci siamo invece addentrati nella psicologia che sta dietro a questa fiaba. Difatti un buon modo per comprendere appieno un’opera è studiare il suo autore. Andersen è un personaggio molto interessante da analizzare: fin da piccolo è molto curioso e intraprendente, vuole diventare attore e si mostra molto interessato alla cultura popolare e musicale, inoltre presenta una sensibilità straordinaria, a tratti quasi morbosa. Risulta evidente come la piccola città della campagna danese in cui è nato gli stia molto stretta: vorrebbe uscire da quell’ambiente rurale e immergersi a capofitto nel fervore borghese e culturale che caratterizza la capitale, Copenaghen. Purtroppo non è molto fortunato: vive in uno stato di indigenza, causato dalla tendenza del padre a pensare e a riflettere al posto di svolgere il suo lavoro di ciabattino, rimane orfano abbastanza presto e, quando decide di trasferirsi nella capitale, nonostante riesca a trovare dei finanziatori (tra cui lo stesso re di Danimarca) che gli permettono di studiare, viene rifiutato dal mondo teatrale. Viene spesso deriso dai suoi compagni di studi per via del suo aspetto e dei suoi comportamenti considerati “effeminati”. Andersen infatti aveva tendenze omosessuali: lo dimostra il suo diario, in cui racconta dell’affetto che provava nei confronti del figlio di uno dei suoi mecenati e del suo dolore quando quest’ultimo si sposò. Queste sue esperienze influenzarono moltissimo le sue opere e le sue fiabe. Il carattere curioso e sensibile della Sirenetta ricorda molto quello del suo autore. Il tema del diverso (presente in molte sue opere, come “Il brutto anatroccolo) si traduce nel desiderio di vedere il mondo esterno, che differenzia la Sirenetta dal resto della sua famiglia e la fa sentire, per l’appunto, “diversa”, e poi, quando arriva sulla terraferma, nel suo “essere un pesce fuor d’acqua”. Questo tòpos influenza anche la scelta del personaggio: la coesistenza di due forme diverse e l’essere in bilico tra due mondi è insita nell’essenza di una sirena, che sia mezza donna e mezza pesce o mezza donna e mezza aquila. E’ facile capire perché Andersen utilizzi così spesso questa tematica. Lui stesso si sentiva escluso da tutto e da tutti e, a causa delle sue tendenze omosessuali, si trovava incastrato tra due realtà. Infine anche la delusione amorosa della Sirenetta sembra ricordare l’esperienza del suo autore che in questa fiaba sembra metterci una parte di sé, quella che racchiude tutti i suoi traumi e dolori. Sembra però voler comunque lasciare un messaggio di speranza, racchiuso nel finale lasciato aperto, in cui la protagonista può finalmente ricevere l’immortalità ed essere felice.
Dopo un’ora in cui il profumo del tè si è mescolato al suono delle parole del racconto, scattano le 17. Molti di noi devono tornare a casa, ma prima ringraziamo l’educatrice per questa esperienza di vita, in cui abbiamo potuto riscoprire una storia che ha toccato le corde dell’anima non solo di molte persone, ma anche dell’autore stesso.

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