La vita in Convitto ai tempi della pandemia
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La terribile emergenza mondiale legata alla diffusione del virus Sars-covid 19, iniziata in Lombardia proprio il 20 di febbraio del 2020, ha cambiato repentinamente la vita quotidiana di milioni di persone, con misure sempre più restrittive nella vita quotidiana e sociale.
Le scuole, come prevedibile, sono state le prime a sospendere la propria attività, per arrivare, in seguito, alla chiusura totale. Proteggere la salute pubblica, in quel drammatico frangente, è stata l’assoluta priorità; ma, come ben sappiamo, il poter garantire il diritto allo studio non doveva essere messo in secondo piano.
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Per le educatrici e gli educatori dei Convitti e degli Educandati statali, figura dell’area professionale docente con spiccate competenze pedagogiche ed educative – oltre che didattiche – è stata particolarmente segnante la perdita del contatto quotidiano, personale e relazionale, con tutti i semiconvittori delle varie classi e con le studentesse convittrici del collegio. Un contatto, questo, facente parte di un importante percorso e progetto condiviso anche dal personale assegnato allo specifico settore convittuale.
Dopo lo sgomento iniziale, le educatrici del Convitto si sono ritrovate tutte – come cittadine e come dipendenti della Pubblica Istruzione – a dover utilizzare nuove modalità di comunicazione e vicinanza a distanza, cercando di recuperare e reinventare una nuova quotidianità nello svolgimento del servizio e nell’interrelazione con le convittrici, che era il fulcro principale della nostra missione educativa.
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Visto anche il tipo di rapporti interpersonali che da sempre intercorrono tra le educatrici e le ragazze del convitto – gruppo estremamente eterogeneo per età, scuole frequentate e provenienza geografica e sociale – la prima azione che ciascuna di noi ha messo in atto – anche autonomamente -è stata quella di contattare il maggior numero possibile di ragazze per sincerarsi della loro situazione e, non ultimo, far sentire la costanza della nostra presenza e vicinanza.
Tuttavia, dopo qualche tempo, era chiaro che quella presenza dovesse inserirsi in un discorso più “istituzionale” e di raccordo generale tra colleghe.
Ciò ha portato alla necessità impellente di riunirci in uno spazio virtuale a noi dedicato, aperto alla valutazione di interventi e azioni che, di volta in volta, sono state concordate in base all’ evolversi dell’emergenza.
La priorità, oltre alla periodica verifica della sicurezza e della salute delle convittrici – sia fisica che psicologica – è stata legata, per noi educatrici, nel costruire, in nuove modalità, un filo diretto con le ragazze, sempre nei limiti del rispetto della privacy e del non sovraccarico virtuale e digitale al quale erano già sottoposte con le lezioni scolastiche e i vari corsi on line.
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Sotto la guida della Coordinatrice di settore, presenza costante in una fitta rete di azioni e relazioni – anche con le famiglie – abbiamo così pensato di suddividerci, le allora sessantadue convittrici, per gruppi ed età, per poi confrontarci tutte insieme sulle varie situazioni riscontrate, durante i nostri periodici incontri settimanali, che ricordiamo ancora oggi per l’importanza che rivestirono, anche per il particolare stato d’animo che stavamo vivendo tutti per quell’improvviso isolamento.
– Fine prima parte –