I RAGAZZI DI QUINTA B DELLA SCUOLA PRIMARIA SI SONO INTERROGATI SUI FATTI CHE SONO ACCADUTI IN QUESTI GIORNI IN UCRAINA

CHE COSA E’ SUCCESSO?

È iniziata una guerra nel nord Europa ai confini con la Russia e i carri armati russi hanno invaso l’Ucraina e purtroppo già diverse bombe sono cadute sulle case nelle città e alcune persone sono morte. La guerra è la cosa più brutta e devastante che gli uomini fanno perché alla fine vi sono molti morti, feriti, molte malattie, molti profughi. 

E’difficile dire perché scoppi una guerra, si sa però che essa porta molta sofferenza e che occorre fare di tutto per evitarla o almeno per fermarla.

Da molti anni in Europa abbiamo vissuto in pace e occorre che continuiamo a vivere a stare nella pace.

DOV’E’ L’UCRAINA?

VIVERE A KIEV OGGI

Tutti dicono ai civili che non hanno nulla da temere, ma le guerre non rispettano le promesse. A Kiev c’è tanta paura e file. C’è la fila nei rifugi, la fila nei pochi negozi di alimentari aperti in cui fare il pieno per qualche giorno. La fila al thermos del tè, nei garage in cui riposano le auto rimaste e le famiglie sconvolte. La fila nei bagni delle stazioni della metropolitana, trasformate anche loro in rifugi, così piene di gente che sembra un concerto rock, e ci sono pure i bambini che giocano e i genitori che provano a sorridere, qualcuno gioca a carte con i vicini, un ragazzo suona la chitarra così bene che pare davvero un concerto. Non passa un’ora senza che suonino sirene d’allarme. Le cinque esplosioni consecutive, un minuto di distanza una dall’altra, stasera hanno colpito una centrale di cogenerazione alla periferia di Kiev, addio acqua calda per tanti. Le scuole sono ovviamente chiuse, i negozi sbarrati e si fatica a trovare cibo. In molti sono fuggiti o stanno per farlo, ma non è semplice nemmeno quello mentre si combatte ovunque. 

I PROFUGHI

«Verso le tre di notte il termometro segna meno quattro gradi e un vento gelato s’ infila sotto i vestiti, spinge la massa dei profughi a farsi ancora più compatta. Gli anziani sono infagottati in giacconi e coperte, le mamme cercano di proteggere i figli piccoli, hanno gli occhi semichiusi, quasi a fuggire da questo lungo tempo buio e ostile che ancora li separa dalla sicurezza di un rifugio caldo. Con il primo barlume dell’alba ecco delinearsi i contorni confusi degli Ucraini che scappano dai bombardamenti russi e cercano rifugio nei Paesi vicini. 

Quanti sono? Qui certamente decine di migliaia. Una disordinata fila di automobili, minibus e camioncini si estende per una quindicina di chilometri sulla strada che conduce a Leopoli. 

Ieri pomeriggio si parlava di quasi 200 mila profughi già usciti dai confini dell’Ucraina verso l’Europa occidentale, la maggioranza si sposta verso la Polonia 

La fragilità dei profughi che si trovano a dover abbandonare le loro case, sporchi, affamati, indifesi sotto il sole e la neve, rendono evidente la situazione di persone che sono di fronte a una situazione che non possono controllare. E infatti tre studentesse della facoltà di Geografia di Odessa ammettono che vogliono raggiungere Varsavia proprio perché cercano «la pace della mente». «Siamo stanche di avere paura. In Polonia tireremo il fiato, poi magari torneremo alle nostre case», spiegano. Alcuni volontari si preoccupano di indirizzare la fiumana di gente verso le guardie di frontiera polacche. Però per lunghe ore permettono l’accesso solo ai pedoni. Tanti arrivano a piedi da lontano, i taxisti si fermano a una decina di chilometri dalla dogana per non rischiare di rimanere imbottigliati. 

COSA SIGNIFICA IL SIMBOLO DELLA PACE?

Fu creato nel febbraio 1958 da Gerald Holtom, disegnatore commerciale e pacifista, su commissione della CND (Campaign for Nuclear Disarmament). Incorpora due simboli dell’alfabeto semaforico (un tipo di segnalazione con le bandierine usato in ambito navale): la N e la D, iniziali di Nuclear Disarmament, inserite in un cerchio a rappresentazione del mondo. In seguito, lo stesso Holtom spiegò che il simbolo voleva indicare un essere umano prostrato e impotente davanti alla guerra.

«Ero in uno stato di disperazione. Profonda disperazione. Ho disegnato me stesso: la rappresentazione di un individuo disperato, con le palme delle mani allargate all’infuori e verso il basso.. Ho dato al disegno la forma di una linea e ci ho fatto un cerchio intorno».

COSA POSSIAMO FARE:

  • Chi di noi è abituato a pregare può pregare per i governanti perché si mettano d’accordo, ritirino tutte le armi, si siedano attorno un tavolo per riconciliarsi e trovare un’intesa che promuova il bene di tutti.
  • Tutti possiamo impegnarci a vivere nella pace fra di noi, con i nostri vicini, con i compagni e con le persone lo possiamo fare perdonando, chiedendo subito scusa, vedendo il bene che c’è negli altri; insomma facendo di tutto per far crescere la stima e la tolleranza fra di noi.

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