I Racconti Fantasy del Venerdì – La liberazione di Volandia di Sara Ginevra Fedi Classe IA secondaria di primo grado
La liberazione di Volandia
di Sara Ginevra Fedi Classe IA secondaria di primo grado
Penelope era una bambina non particolarmente alta, di circa dieci anni, con dei lunghissimi capelli ricci e castani che le ricadevano sulle spalle e degli occhi neri e profondi, come una notte senza luna. Abitava in una piccola casetta di campagna, con un grande giardino pieno di alberi, insieme ai suoi nonni, perché i genitori erano ornitologi ed erano partiti per un viaggio alla ricerca di una rara specie di volatili e non erano più tornati. Di solito indossava una graziosa salopette verde e teneva i capelli sciolti, usando una fascia celeste. Penelope era sempre sorridente e solare, non diceva quasi mai di no e adorava arrampicarsi sugli alberi. Era il suo passatempo preferito, infatti, tutti i giorni dedicava un po’ di tempo a questa attività. Non lo diceva ai nonni, ma il suo vero scopo era quello di riuscire ad avvistare dalla cima degli alberi i suoi genitori. Aveva già scalato tutti gli alberi del giardino, tra cui un faggio, un leccio e tanti altri, ma senza risultati. Quel giorno si stava arrampicando sull’albero più alto, un’antichissima quercia centenaria. I suoi rami, spessi e possenti, si snodavano occupando gran parte del prato, fino a toccare terra, come fossero stati le braccia di un gigante infuriato che cercava di colpire qualcosa. Ciò agevolò Penelope a scalare la pianta, ma l’impresa non fu semplice perché i rami erano così grossi che nemmeno un adulto sarebbe riuscito ad abbracciarli. Tuttavia, la bambina riuscì ad arrampicarvisi e, una volta in cima, guardò verso il basso per vedere quanto in alto si trovasse. Rimase a bocca aperta, quando vide che era a poco più di un metro da terra e oltretutto non più nel giardino di casa sua, ma in una terra sconosciuta. Penelope scese dall’albero e si ritrovò a camminare in mezzo a delle persone. In un primo momento le scambiò per persone normali, ma poi si accorse che non era così: tutte avevano un paio di ali. C’era chi aveva le ali di farfalla, chi di gabbiano, chi di pipistrello e molte altre ancora.
– Dovresti essere tu Penelope – disse una voce alle sue spalle. Penelope sobbalzò – Sì sono io – rispose, mentre si voltava per vedere chi le avesse parlato e si accorse che aveva le ali da tucano. – Io sono Lippo e lei è Sabrina, piacere di conoscerti, ti stavamo cercando – Solo allora la bambina si accorse che c’era anche un’altra persona dietro Lippo. Era una ragazza con le ali da libellula. – Ciao! – la salutò Sabrina – Sono molto belle le tue ali da aquila -. Penelope si guardò la schiena e vide che erano spuntate due grandi ali piumate marroni con delle sfumature nere – Grazie – disse la bimba, – Ma non sapevo nemmeno di averle! -.
-Tutti quelli che si trovano a Volandia le hanno – le spiegò Lippo, – Altrimenti non riuscirebbero nemmeno ad uscire di casa, perché il villaggio è costruito su numerose isole fluttuanti, raggiungibili solamente volando -. – Ma perché siete venuti a cercarmi? – domandò Penelope – Perché Taar, un terribile mostro, vuole impossessarsi del nostro villaggio, prendendo il posto del re e togliendo a tutti la possibilità di volare – spiegò Sabrina. – Ma è terribile! – esclamò Penelope. – Lo so – rispose Lippo – Proprio per questo il re ci ha dato il compito di impedire che ciò accada -.
Così la comitiva si diresse a casa di Lippo e Sabrina. Lì questi ultimi donarono a Penelope una spada magica in grado di rendere immune a qualsiasi tipo di maledizione o sortilegio la persona che la stava usando. Penelope ringraziò e l’attaccò alla cintura. Si rimisero in marcia e volarono verso il castello di Taar. Il viaggio fu duro e faticoso: il mostro aveva disseminato sul sentiero degli ostacoli da superare. Il primo era la ragnatela di un ragno gigante. Gli amici aspettarono che l’insetto si fosse addormentato, per colpirlo nel sonno e sorvolare la ragnatela. Il secondo ostacolo fu un lago abitato da creature molto pericolose. Per attraversarlo, i tre avrebbero voluto volare, ma Taar aveva fatto calare una fitta nebbia appiccicosa che rese le loro ali incapaci di sollevarli da terra, perciò dovettero saltare sulle rocce che erano in superficie, stando attenti a non cadere nell’acqua diventando così preda di quei mostri famelici. Il terzo ostacolo fu una foresta di alberi viventi che agitavano vorticosamente i loro rami: grazie alla spada di Penelope e all’agilità che avevano in volo Lippo e Sabrina, i compagni riuscirono ad uscirne vivi. Il castello di Taar era tutto nero, avvolto da una nebbia che lo circondava perennemente, rendendolo davvero sinistro. Il gruppo entrò nel castello e raggiunse la sala del trono, dove si trovava Taar. Decisero che avrebbe attaccato prima Penelope e che gli altri l’avrebbero raggiunta solo in caso di necessità. Penelope comparve per prima, come stabilito dal piano, ma non attaccò subito, bensì cercò di parlare con il mostro, per trovare una soluzione pacifica perché non le piaceva combattere. Solo quando capì che non c’era niente da fare, sguainò la spada magica e si batté contro Taar in un vero e proprio duello. Taar era molto più bravo di Penelope a combattere, ma lo scudo protettivo che la spada donava alla bambina le permise di resistere a lungo, fino a quando non venne disarmata. Penelope trattenne il respiro: era sola e indifesa e una lama affilata l’avrebbe trafitta da un momento all’altro. Ma Lippo e Sabrina apparvero all’improvviso, abbattendo Taar prima che lui abbattesse Penelope. Finalmente avevano sconfitto il mostro, il villaggio era salvo! Stavano per uscire dal castello festanti, felici e ridenti, quando sentirono delle voci. I tre amici si voltarono e videro due figure, anch’esse alate, che correvano verso di loro. A Penelope sembrarono familiari. Le due persone erano ormai vicinissime. A quel punto capì di chi si trattasse: erano i suoi genitori! Penelope corse loro incontro e li abbracciò. Finalmente li aveva ritrovati!
- Ma come siete finiti qui? – chiese Penelope. – Quando siamo partiti, abbiamo scoperto mondo di Volandia – spiegarono i genitori – E il fatto di poter volare ci è sembrato così meraviglioso, che abbiamo deciso di prolungare il viaggio. Poi però abbiamo deciso di fermare Taar, ma siamo stati catturati e rinchiusi nelle sue prigioni. Pochi minuti fa, però, le celle si sono aperte, come per magia e ne abbiamo approfittato per fuggire -. -Secondo me – disse Sabrina -le prigioni si sono aperte perché, nel momento in cui è morto Taar, la maledizione che egli aveva lanciato è svanita -. -Sì, dev’essere andata così – disse Penelope, -ma adesso torniamo a casa -. Così Lippo e Sabrina andarono a Volandia, e Penelope e i suoi genitori tornarono nel proprio mondo, dove vissero tanti anni felici, insieme.