I “gialli” delle seconde

Oggi pubblichiamo Il “furto del francobollo treskilling yellow” e “Omicidio in serra”

IL “FURTO” DEL FRANCOBOLLO TRESKILLING YELLOW 

Di Erika Bernacchi, Dalia Colonna, Francesco Poma, Matilde Ruggieri, Beatriz Telleschi

La casa della Signora Caroline Smith era un’enorme villa di tre piani che si ergeva su una collina della campagna inglese. La villa era una delle tante residenze dei governatori che amministravano la città di Londra. Costruita intorno al 1650, dopo un secolo e mezzo fu venduta al bisnonno del marito della Signora Smith, ormai morto. Questa casa passò a lei solo alla morte del marito William.

Da quando Caroline faceva parte di un club filatelico, si faceva un ricevimento ogni anno, ogni volta in un luogo differente: quell’anno l’evento si sarebbe svolto nella sua villa, quindi lei si stava preparando. 

Tale ricevimento era organizzato dai soci del club “Gronchi Rosa”, per iscriversi al club bisognava possedere una collezione di francobolli di un discreto valore. 

Lei vi era entrata perché, quattro mesi prima, aveva trovato, tra le cose di suo marito, una lettera alla quale era attaccato un francobollo del valore di circa 2,1 milioni di sterline e da quel momento aveva iniziato una vera e propria collezione. Aveva comunicato questa scoperta solo al presidente del club che l’aveva ammessa segretamente e il ricevimento sarebbe stato l’occasione per esporre pubblicamente agli altri membri il suo pezzo più pregiato e l’intera collezione: avrebbe sbalordito tutti! 

Arrivò il grande giorno e tutto era pronto per la festa che si sarebbe svolta nella sala da ballo del castello. 

Quest’ultima era ampia e luminosa, di forma rettangolare e si innalzava per circa 30 metri; era pavimentata con larghe piastrelle quadrate di marmo di un lucente color avorio, inoltre era sfarzosamente decorata e, dal momento che la musica veniva suonata dal vivo, la sala godeva di una buona acustica.  

Alle 18.00 giunsero i primi invitati che la Signora Smith accolse cordialmente. Proprio il primo fu il socio anziano John Clarke, una persona con un carattere fiero e una forte autostima; poco dopo arrivò anche il resto dei componenti del club “Gronchi Rosa” che si sistemò nella sala. 

Un’ora dopo, arrivati tutti gli ospiti, si servì il buffet, ricco di cibo e bevande; esso era composto da due isole di tavoli, la prima con le vivande, la seconda con le bibite. 

Dopo aver finito di mangiare, la sala fu liberata dai tavoli e arrivarono i musicisti che diedero inizio alle danze.  Dopo un po’ di musica finalmente la Signora Smith annunciò che avrebbe mostrato tutta la sua nuova collezione di francobolli con il pezzo straordinario che possedeva. 

Fece quindi portare dal maggiordomo una teca di vetro coperta da un telo rosso riccamente decorato con disegni dorati. 

La Signora Smith cominciò subito a parlarne orgogliosamente: “Vi presento il mio francobollo più prezioso, che trovai quattro mesi fa tra le carte di mio marito; questo è uno dei francobolli più rari al mondo: il Treskilling Yellow!”

A quelle parole il socio più anziano sobbalzò: “Stai parlando di quel Treskilling Yellow!?! Il francobollo svedese del 1855?!”

La Signora Smith tolse il telo dalla teca: “Ebbene sì! L’errore di stampa è stato scoperto da uno scolaro nel 1885!”

Allora tutti si avvicinarono per osservare con maggiore attenzione il francobollo: convinti della sua autenticità rimasero stupiti e cominciarono a congratularsi, poi il socio anziano si fece spazio fra tutti e, balbettando, disse: “Mi congratulo con Lei, mia cara, ha avuto una grande fortuna a trovare un francobollo di così grande valore.”

La Signora Smith fece portare anche il resto della sua collezione per farla ammirare da tutti e successivamente i membri si spostarono in paese alla sede del club per inaugurare il nuovo anno filatelico.

Al termine ognuno ritornò a casa, la Signora Smith salì sulla carrozza e si avviò sulla strada di ritorno. Arrivati quasi ai piedi della villa, il cocchiere Hanson Blooke si fermò e le disse: “Signora, c’è troppa neve e i cavalli non riescono più a trainare la carrozza.” Lei rispose: “Capisco, farò il piccolo pezzo di strada che rimane a piedi.” 

Così scese dalla carrozza e si incamminò. Arrivata in prossimità del castello, entrò dal portone principale, si tolse il cappotto e si avviò verso la stanza da letto; prima di andare a dormire però controllò la casella postale per controllare se fossero arrivate nuove lettere per lei.

Il giorno dopo si svegliò molto presto per controllare e riordinare i suoi amatissimi francobolli, cosa che faceva maniacalmente una volta alla settimana.

Si recò nel seminterrato che ne conteneva più di 200 divisi per categoria e colore. Cominciò dal primo scaffale alla sua destra, finché, come al solito, arrivò al suo ultimo, amatissimo, bellissimo e preziosissimo francobollo, il Treskilling Yellow. Aprì la teca dov’era contenuto, lo prese delicatamente e lo adagiò sulla speciale lastra del tavolo illuminata da una luce proveniente dal basso che le permetteva di esaminare ogni dettaglio dei suoi capolavori e con la lente lo osservò minuziosamente. Notò subito qualcosa di strano, in breve capì: quel francobollo era falso! Si sentì male, rimase immobile per qualche tempo senza poterci credere.

In preda alla follia prese il tavolino e lo scaraventò a terra provocando un grande fracasso. Spaventato, il cocchiere, che si trovava nella stanza soprastante, urlò a sua volta dall’alto: “Signora?! Che succede?” ma lei non gli rispose. 

La donna decise di chiamare un investigatore privato. 

Dopo un’accurata ricerca trovò chi faceva per lei, la detective Gioanna Christie, un’investigatrice privata che avrebbe mantenuto il riserbo sulle indagini.

Nel pomeriggio, Gioanna era già nella maestosa villa e cominciò subito con il suo interrogatorio alla padrona di casa: “Ha dei sospetti sul ladro? C’è qualcuno che vuole vendicarsi di lei per qualche motivo?”

“Non saprei, non mi viene in mente nessuno.” 

“Nessuno sapeva dell’esistenza della sua collezione di francobolli, giusto?”

“Da quel che ricordo… non l’ho mai detto a nessuno… lo sapeva solo il presidente del club Gronchi Rosa, ma non credo che nessuno dei membri c’entri, loro hanno collezioni molto migliori.”

 Quando ebbe finito di parlare, si fermò dubbiosa e, dopo una lunga riflessione, con una faccia preoccupata, disse in modo angosciato: “Ora che ci penso, potrei averlo detto a una persona…” 

“Chi sarebbe questa persona?”

“Ehm… Il mio ex-migliore amico delle superiori: George Smit”. 

“Perché lo chiama ex?”

“Quando abbiamo concluso le superiori, lui ha tradito la mia fiducia, raccontando uno dei miei più importanti segreti ad alcune persone di cui non ero nemmeno a conoscenza e dal quel momento non ci siamo più frequentati.” 

“Ah… capisco. Dove tiene la Sua collezione di francobolli?” 

“In un luogo molto sicuro, una grotta sotterranea che si trova a circa 2 metri di profondità con una porta blindata; lì si trova una libreria dalla quale si può accedere alla stanza piena di teche dove sono conservati i miei francobolli; la porta della libreria si apre attraverso un libro intitolato ‘’The most famous book ‘’.

L’investigatrice con stupore domandò: “Dove è il libro? E soprattutto com’è fatto?” 

“Il libro è in questa libreria molto grande, posto esattamente al centro, è vecchio, un po’ rovinato, pieno di polvere e ha una copertina rossa con un punto interrogativo di colore oro, grande quanto tutta la pagina.”

“Qualcuno sa del libro e della stanza nascosta?” 

“Credo che lo sappiano George e forse il cocchiere.”

“È perché dovrebbe saperlo anche quest’ultimo?”

“Perché le carrozze sono alloggiate sopra la grotta e, quando ho scoperto che mi avevano rubato il Treskilling Yellow, ho strillato, lui mi ha sentito e mi ha chiesto cosa stesse succedendo e, anche se io non gli ho risposto, deve avere intuito che mi trovava là sotto.”; “Bene Signora Smith, ora vorrei vedere la grotta e il libro, successivamente forse interrogherò anche il cocchiere. È possibile?” 

“Certo, ora cominciamo ad andare nella grotta sotterranea, così può vedere dove tengo i miei francobolli.”

“Perfetto, andiamo.” 

Le due donne si incamminarono per raggiungere la grotta segreta e dalla sala da ballo andarono fino alla stanza dei francobolli, percorrendo gran parte del piano terra e scendendo le scale per arrivare nel sotterraneo.

Arrivate a destinazione, l’investigatrice osservò attentamente le mosse che faceva la Signora Smith per entrare in quella camera: la Smith aprì la porta blindata dopo averla battuta fortemente per cinque volte; dopodiché entrò nella stanza enorme con la libreria piena di volumi impolverati, toccò proprio il libro che aveva descritto e, a quel punto, si aprì la stanza ricca di teche tutte ricoperte da teli rossi contenenti i francobolli. 

Gioanna, colpita, chiese subito: “Perché le teche sono coperte da teli di colore rosso?” 

“Oh…” disse la Signora Smith con fare incerto, come se non sapesse cosa dire; dopo qualche secondo però continuò: “Perché non voglio che queste bellezze, i francobolli, si vedano subito, se qualcuno dovesse mai scoprire come accedere a questo luogo.” 

Sinceramente alla Christie questa situazione sembrava un po’ sospetta, ma decise di non insistere, anche se la sua mente aveva registrato questo particolare. 

Dopo aver fatto un giro generale della stanza, l’investigatrice volle controllare ogni teca e un francobollo per volta chiedendone anche l’origine, dove la proprietaria li avesse presi e ogni altro particolare, segnando poi tutte queste informazioni sul suo taccuino. 

Finalmente toccò al Treskilling Yellow, Gioanna Christie fece un vero e proprio interrogatorio alla Signora Smith con domande del tipo: 

–          Da dove viene questo francobollo? 

–          Perché ha voluto prenderlo? 

–          Sa qual è la sua storia? 

–          Quanto tempo fa l’ha trovato? 

–          Qualcuno lo ha mai visto? Chi e quando? 

La Signora Smith rispose a tutte le sue curiosità, a qualcuna però in modo un po’ vago e incerto. 

Finita l’indagine nel sotterraneo, fecero per uscire da lì; a un certo punto la detective si fermò: aveva scorto una macchia sul tappeto nei pressi della porta. 

Incuriosita dal dettaglio volle avvicinarsi per controllare cosa fosse. Si chinò, annusandone l’odore e, toccandolo, capì subito che si trattava di una bruciatura dovuta alla caduta di cenere da una pipa.

Così chiese alla proprietaria della villa:”Sapete per caso il motivo di questa macchia?” 

Lei rispose: “Secondo me è stato Hanson Blooke, il cocchiere, che, quando ho urlato, ha capito che io ero qui sotto. Si sarà intrufolato qui a mia insaputa, è entrato con una pipa in bocca e evidentemente ha fatto cadere un po’ di cenere a terra. Non può essere andata che così, non Le pare?” 

A Gioanna sembrò strano che la bruciatura sul tappeto non interessasse alla Signora Smith, ancora non disse nulla, però intanto accumulava tutti questi piccoli dettagli nella sua mente. 

Subito dopo la Christie si fece accompagnare dalla Signora Smith a trovare George Smit. 

Per arrivare da lui dovettero attraversare tutta la città di Londra e uscirne, dato che si trovava in un paesino in periferia.   

Il villaggio colpiva per la sua povertà. Gli abitanti avevano vestiti stracciati e non indossavano scarpe, si trascinavano faticosamente tra il fango e la neve che ricopriva il manto stradale. 

Le abitazioni erano costruite in legno e avevano tetti di paglia e, quando pioveva, gli abitanti non erano protetti dall’acqua. A colpire le nuove venute, inoltre, fu anche il forte e sgradevole odore di fognature malfunzionanti. 

Le due donne percorsero la strada principale finché non si erse davanti a loro una maestosa villa di due piani ornata con colonne corinzie. 

Per arrivare all’entrata bisognava salire un po’ di scalini, poi c’era una bellissima porta alta almeno due metri che sbarrava la strada a chiunque volesse entrare.

Gioanna Christie decise di entrare da sola per evitare che ci fossero problemi tra la Signora Smith e George Smit.

Quando bussò, le enormi arcate si aprirono e il maggiordomo chiese: “Posso sapere chi è Lei e che cosa desidera?”

“Sono la detective privata Gioanna Christie, una conoscente della Signora Smith e sono qui perché vorrei fare qualche domanda al Signor George Smit.” 

“Io sono il suo maggiordomo, Carl Carson, comincio a farla accomodare nel salone principale dove potrà porgere le sue domande al Signor Smit… solo se lui vorrà ovviamente; ora vado a chiamarlo, torno subito.” 

Mentre il maggiordomo andava a chiamare George, Gioanna si accomodò sul bellissimo divano di seta e aspettò. Dopo qualche minuto arrivò il padrone di casa che cominciò subito così: “Buongiorno, ho saputo che Lei è qui per farmi qualche domanda, su che cosa?” 

“Si tratta del furto di un rarissimo francobollo avvenuto a casa di Caroline Smith.” 

“Ah, sì, Caroline, una mia vecchia amica! Mi dispiace per l’accaduto, ma io cosa c’entro in tutto questo?” 

“Caroline sospetta che Lei abbia rubato il suo francobollo più prezioso.” 

“Io non c’entro un bel niente, non so nemmeno dove li tenga i suoi francobolli”.

“Ok, però non sarà Lei a decidere se ritenersi colpevole o innocente; ora risponda ancora a qualche mio quesito, per favore… Dove era Lei ieri sera?” 

“Ero a casa mia, non sono uscito perché non mi sentivo molto bene ed ero troppo stanco.” 

“Questo fatto chi lo può testimoniare?” 

“Lo può fare benissimo il mio maggiordomo, lui mi ha assistito per tutto il giorno non solo alla sera, poi mi ha preparato una zuppa calda per cena e me l’ha portata in camera, dove ho passato il resto della serata.” 

“Ok, se è vero quello che dice, il maggiordomo lo potrà confermare, giusto?” 

“Giustissimo!” Smit suonò il campanello per chiamarlo. 

 In breve arrivò Carl che chiese subito il motivo per cui l’avessero chiamato. 

Gioanna disse immediatamente: “Signor Carson, dove era George Smit ieri sera?”

“Era qui con me, è stato male tutto il giorno e la sera gli ho preparato una zuppa, gliela ho portata in camera, dove è stato per tutta la notte fino alla mattina seguente. Potete chiedere anche al dottore che è passato a vistarlo.” 

“Bene, ora ho la certezza che voi due siete innocenti. Grazie mille, signori, mi scuso per il disturbo.

“Grazie a Lei, Signora Christie, e alla prossima!” rispose il Signor Smit in modo soddisfatto. 

Gioanna uscì dalla villa e iniziò a schiarirsi le idee: il principale sospettato presumibilmente non poteva aver commesso il furto e lei dubitava anche che potesse essere stato il cocchiere, quindi le rimaneva soltanto una pista, ma, per scoprire se fosse andata veramente come pensava, aveva bisogno di ulteriori prove.

Tornando alla carrozza, dove c’era la Signora Smith, le venne in mente di andare in banca per scoprire se fossero per caso stati versati 2,1 mln di sterline in questi ultimi giorni su qualche conto bancario.

Anche qui andò solo la detective, che, giunta lì, all’impiegata chiese: “Salve, Le vorrei fare una domanda… Sa per caso se in questi ultimi giorni sono stati versati 2,1 mln di sterline sul conto di qualcuno?” 

“Scusi la domanda, ma Lei chi è e perché vuole avere queste informazioni? Sono strettamente private!”

“Mi scusi, non mi sono presentata, sono Gioanna Christie, un’investigatrice privata e ho tutte le autorizzazioni con me per fare queste domande. La prego di non raccontare a nessuno quello che Le ho detto e che Le sto per dire o potrebbe ritrovarsi in situazioni spiacevoli. Sto lavorando ad un caso riguardante un francobollo rubato e sto cercando delle informazioni, potrebbe aiutarmi?” 

 “Oh… se le cose stanno così, certo. Verifico e glielo dico; stia tranquilla, non racconterò niente a nessuno.” 

La cassiera si avviò verso il suo ufficio privato, in quel momento entrò in banca la Signora Smith che chiese alla Christie: “Tutto bene, c’è qualcosa che non va?” 

L’investigatrice, con molta scioltezza e tranquillità, rispose: “Tutto bene, stia tranquilla, Signora Smith, arrivo subito.”

Dopo pochi istanti la cassiera tornò e, con aria preoccupata, intimorita e sorpresa, disse: “Ho trovato un conto dell’utente Smith, sul quale sono stati versati proprio ieri esattamente 2,1 mln di sterline.” 

Gioanna Christie chiese subito in preda all’emozione: “Ma questo cognome… Smith, come è scritto?” 

La bancaria rilesse attentamente il documento per accertarsi di dare la risposta corretta: “Ehm, Le faccio lo spelling: S M I T e… H.” 

“Bene, grazie mille per l’aiuto, ora anche grazie a Lei ho risolto questo caso. Potrebbe farmi una fotocopia di queste informazioni?” 

“Certo, vado subito.”

La Christie aspettò giusto qualche minuto ed ebbe tra le sue mani la prova che risolveva il caso. 

Ringraziò la bancaria e uscì serenamente facendo finta di niente per non insospettire la Signora Smith che era in carrozza a aspettarla. 

Appena la vide, la donna le chiese subito: “Qualche novità?” 

“Ne parliamo dopo.” 

Il tragitto di ritorno fu fatto in un silenzio opprimente, poi, arrivate a casa, Gioanna cominciò finalmente a parlare: “Bene, Signora, ora possiamo parlare… ho scoperto chi le ha rubato il francobollo!” 

“Oh, perfetto, mi può spiegare?”

“Certo… Allora, inizialmente i sospettati erano il cocchiere e George Smit e anche qualche invitato al suo ricevimento che non ho nominato perché non è stato necessario. Cominciamo dal cocchiere, ho capito quasi subito che non poteva essere il colpevole perché ho capito che la macchia di cenere sul tappeto l’ha fatta Lei: c’è una pipa nella grotta e Lei forse ha dimenticato di avermi detto che è l’unica che ci entra e ne conosce l’esistenza… non è stata molto furba a cercare di gettare su di lui i miei sospetti; tra l’altro, Lei non lo sa ma io ho preso le mie informazioni e so che Blooke non fuma, mentre dai Suoi abiti proviene un forte odore di tabacco, non se ne è accorta? ”. 

“Bene, primo sospettato eliminato!” disse la Signora Smith in un tono stranamente sereno.

Gioanna continuò senza dare peso alle parole della Signora: “Poi, quando ho parlato con George, mi è sembrato impossibile che fosse lui il colpevole perché mi sembrava sincero ma ne ho avuto conferma dal suo maggiordomo e dal medico che lo ha visitato proprio ieri sera. Alibi perfetto. A questo punto mi sono recata subito in banca, mi sono informata sui versamenti che ci sono stati in questi ultimi giorni e ho scoperto che è già stata inoltrata su un conto una somma di denaro di 2,1 mln di sterline, proprio quella corrispondente al valore del suo francobollo.”

La signora Smith cominciò ad impallidire “Quindi?” 

“Come mai mi sembra così preoccupata?”

Lei rispose con voce sempre più incerta e tremante “Io? Preoccupata? Noooo… sono soltanto molto curiosa di scoprire chi sia il colpevole… chi ha rubato il mio Treskilling Yellow?”

Gioanna Christie continuò con la sua spiegazione: “Indovini un po’ chi è l’unica persona che in questi giorni ha avuto un’aggiunta di 2,1 mln di sterline sul suo conto bancario”.

“Se allude a me, si tratta dei soldi dell’assicurazione. Mi spettano di diritto per il furto”.

La Signora Smith guardò Gioanna con occhi fulminanti, ma nei quali si intravedeva anche un’espressione disperata e preoccupata.

“Non ho finito, Signora Smith, potrebbe per piacere portarmi alla libreria di accesso alla grotta?”

Caroline accettò con aria stranita “Va bene… andiamo…”

Le due donne si avviarono verso la libreria. Arrivate lì, Gioanna indicò una piccola serratura situata sotto al libro che apriva la grotta e disse: “Signora, che cos’è quella serratura?”

La Smith rispose con aria infastidita “Niente che La riguardi.”

“Visto che, a quanto pare, non è niente di importante Le dispiacerebbe darmi la chiave che sta su quel tavolino?”

Caroline, a malincuore, si avvicinò al tavolino e prese la chiave con aria ansiosa, la porse alla detective che la prese e la infilò nella serratura.

Si aprì una stanza buia con al centro una teca ricoperta da un telo rosso, Gioanna, incuriosita, si avvicinò, tolse il telo e urlò: “CASO CHIUSO!!!”

La Signora Smith la guardò incredula “Caso risolto? Che vorrebbe dire, chi è stato?”

“Penso che Lei lo possa intuire…”

“No… non ne ho idea…”

“Va bene, glielo dico io chi è stato: LEI!” la indicò con un dito e continuò la sua spiegazione: “Quando mi ha accompagnato nella grotta, ho visto che sotto al libro “The most famous book” c’era una serratura molto piccola, la chiave presumibilmente era quella vicino alla pipa sul tavolino, mi sono insospettita. Lei ha cercato di nascondere la chiave mettendosela in tasca ma io ho fatto in tempo a notarla”. 

Il silenzio più totale accompagnò le sue parole: “Lei ha finto di essere stata derubata del francobollo prezioso perché voleva i soldi dell’assicurazione, ma, in realtà, il francobollo ce l’ha ancora Lei e l’ha nascosto in questa stanza segretissima in questa teca. La Sua è una vera e propria FRODE ASSICURATIVA.- 

Rassegnata, la Signora Smith ammise: “Ok, mi ha scoperto, ora non posso fare niente altro se non andare in prigione?” 

“Il francobollo ora lo tengo io e poi lo darò alla polizia che lo custodirà”.

Il processo successivo condannò la Signora Smith alla prigione per qualche anno. 

Gioanna Christie aveva brillantemente risolto un altro caso con pochi indizi in pochi giorni. 

“Omicidio in serra”

di Sara Basile, Micol Biolchini, Chiara Narducci, Francesca Nigretti, Delfina Zanuso 

Correva l’anno 2008, a Los Angeles,e Asrà era sul suo yatch a prendere il sole quando, ad un certo punto, suonò il telefono. 

-Asrà Coupeine, con chi parlo?-

-Asrà, sono Francisco, il tuo capo!- Asrà si alzò di scattò, entrò in barca, si mise un pareo e disse: 

-Dimmi tutto, è qualcosa di grave?-

-Nuovo caso. Raggiungimi in Centrale, poi ti spiego.-

-D’accordo- Scese velocemente dalla sua barca, salì sulla moto d’acqua e si diresse verso la costa; appena arrivò sulla terraferma prese il suo scooter, dove, nel bauletto, teneva sempre una divisa di scorta, entrò in un bar come una cittadina comune e ne uscì poliziotta ; salì in sella al suo veicolo e si affrettò per arrivare al più presto sul posto di lavoro.

Appena arrivò in Centrale, vide subito Francisco che la stava aspettando con aria nervosa perché Asrà era in ritardo e lui aveva paura di trovare la scena del crimine contaminata da qualche poliziotto incompetente. Asrà, durante il tragitto in macchina, chiese i dettagli del caso.

Francisco inchiodò e disse:

-Questa volta si tratta dell’omicidio di una donna molto ricca e avara di nome Marilyn Armstrong; l’unico indizio che abbiamo trovato è un bottone d’argento dalla foggia molto lavorata e particolare.

– Hai qualche sospetto?- chiese l’investigatrice.

-No, come potrei? Abbiamo appena iniziato le indagini del caso!- rispose il suo capo.

I due detectives arrivarono nel cottage dell’anziana signora, che si trovava poco fuori Los Angeles. 

La villa si affacciava sull’oceano, aveva una spiaggia privata, per questo il suo valore era inestimabile. La casa comprendeva un grandissimo giardino che era caratterizzato da due fontane gemelle in marmo molto pregiato. 

Gli agenti di polizia, una volta arrivati a destinazione, vennero accompagnati dai colleghi che si trovavano sul posto, attraverso il meraviglioso giardino, fino al luogo del delitto.

Si trovarono davanti a una favolosa serra in stile vittoriano, tutta circondata dal nastro segnaletico che delimita generalmente le zone del crimine; quando entrarono, Asrà fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e tornò indietro nel tempo quando a cinque anni aiutava sua nonna nella serra: fu un momento magico, che venne, però, interrotto bruscamente da Francisco che, dandole una pacca sulla spalla, le disse: 

-Ohi… ci sei? Staremmo lavorando!

A quel punto Asrà aprì gli occhi, scosse la testa e tornò presente sulla scena del crimine.

L’odore dei fiori, della terra e dei vasi di terracotta umidi si mischiava all’odore della morte,lì, in uno stretto corridoio, tra felci e splendide orchidee, si trovava il corpo dell’anziana donna.

Asrà notò subito che la signora Armstrong indossava un cappello in paglia tipico di chi fa giardinaggio sotto il sole e pensò: 

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Asrà chiese al medico legale:

-Andrea, sai dirci l’ora dell’omicidio?

Andrea osservò la vittima e disse:

-Da un’analisi estemporanea ti posso dire che la signora è morta nelle prime ore di questa mattina, ma potrò essere più preciso solo dopo l’autopsia.

Successivamente la detective chiese al suo capo se poteva togliere il cappello alla signora, quindi, dopo aver ricevuto la sua approvazione, lo rimosse e disse:

-Ecco, come immaginavo: se la signora è morta di prima mattina, il cappello glielo ha messo l’assassino. Probabilmente è una persona che lei conosceva e l’ha uccisa in un raptus di rabbia e, per coprire la ferita,ci ha messo sopra il cappello-.

-Come mai questa intuizione? Non poteva essere che lei avesse su il cappello perché stava lavorando in giardino?- chiese Francisco.

-No, questo è un cappello che si usa quando fa caldo e se c’è molto sole, quindi, se il momento del decesso risale a questa mattina, perché avrebbe dovuto indossarlo? Non faceva particolarmente caldo a quell’ora-. 

Francisco disse agli agenti della Scientifica di portare via il cappello per analizzarlo.

Osservarono il punto dove c’era la maggior quantità di sangue, spostarono i capelli della vittima che, nonostante l’età, erano ancora fluenti e molto curati e videro che nella zona del cervelletto c’era un foro causato da un’arma, la quale doveva essere sicuramente bianca; però, al momento, era impossibile capire di che oggetto si trattasse.

Il medico legale portò il cadavere nel suo studio per verificare la presenza di eventuali indizi che avrebbero potuto condurre gli agenti sulle tracce del potenziale assassino. 

Intanto Asrà e Francisco erano rimasti nella serra per cercare l’arma del delitto e ulteriori indizi; in quel momento ad Asrà venne in mente il particolare del bottone e disse:

-Francisco, hai presente che stamattina mi hai detto che l’unico indizio che avevamo era il bottone? Che fine ha fatto? E dove lo avete trovato?-

-Giusto, il bottone, i ragazzi lo hanno trovato nella fontana e adesso si trova in Centrale, però ho qui una foto…-

-Nella fontana?-

-Sì…-

Francisco prese dalla tasca il suo telefono e mostrò ad Asrà l’immagine.

-Perfetto! Posso prenderlo un secondo?-

Asrà prese il telefono, entrò in casa e chiese alla governante se avesse mai visto un bottone di questo genere addosso alla signora.

-Ma no, questo è sicuramente un bottone da giacca maschile e non può essere dell’ex marito della signora Armstrong perché ormai è rimasta vedova da circa dieci anni.-

Asrà la ringraziò e uscì ad avvisare Francisco che, però, volle entrare a sua volta nell’edificio per parlare personalmente con la signora e porle alcune domande sulla vittima.

Perciò entrarono insieme e le chiesero quali fossero le abitudini della signora; dopo aver sentito la sua risposta, i due detectives decisero di iniziare le loro indagini in un club privato nel quale tutte le persone più in vista e facoltose della città, tra cui la signora Armstrong, si riunivano regolarmente per giocare a poker.

Asrà e Francisco entrarono nel locale e annunciarono ai presenti il decesso della signora Armstrong: tutti rimasero sconvolti e chiesero informazioni a riguardo; i due detectives, però, decisero di non rispondere finché non avessero interrogato tutti. 

Iniziarono dalla cameriera:-Quando è stata l’ultima volta che ha visto la signora Armstrong?- domandò Francisco.

-L’ultima volta che l’ho vista è stata l’altro ieri, perché ieri non avevo il turno-.

Asrà la interruppe subito e chiamò un altro dei presenti che sembrava disinteressato alla vicenda.

-Lei conosceva la signora Armstrong?- gli chiese dunque l’investigatrice.

-No, non la conoscevo perché è la prima volta che vengo in questo club, prima andavo al casinò-.

I due detectives chiesero alla cameriera se fosse vero e questa confermò, quindi iniziarono ad interrogare un’altra persona, che si chiamava James.

-Lei mi sembra molto sconvolto della perdita della signora Armstrong. Avevate qualche rapporto? Di amicizia, intendo…

-Sì, eravamo molto amici, certe volte perdevo contro di lei ma non mi arrabbiavo più di tanto.-

James si asciugò le lacrime con un fazzoletto e, quando alzò il braccio, Asrà non poté fare a meno di notare che alla sua giacca mancava un bottone e quelli della stessa fila erano uguali a quello trovato dai suoi colleghi. Allora si alzò e disse:-La dichiaro in arresto!-

-Cosa sta dicendo?- disse l’uomo, in stato confusionale.

-La dichiaro in arresto per l’omicidio della signora Armstrong!-

-Per arrestarmi deve almeno avere delle prove e Lei, a quanto pare, non ne ha nemmeno una! E poi perché l’avrei dovuta uccidere?-

-Le prove ce le ho! E il motivo dell’omicidio me lo deve dire Lei- Asrà fece vedere il bottone a James che a quel punto confessò tutto…

-È vero, sono stato io: ero andato da Marilyn a chiederle un prestito perché non avevo più denaro, mi ha portato nella sua meravigliosa serra e mi ha detto: “Sai, James, questa serra l’ho potuta costruire grazie ai soldi che hai perso giocando a poker contro di me” e ha accompagnato queste parole con una risatina malefica; lì non ci ho più visto, ho preso la cesoia che era appoggiata su  un vaso dietro di me e l’ho colpita appena sotto la nuca… dopo averla uccisa mi sono sentito il cuore esplodere, sono sceso in spiaggia e ho lanciato l’arma nell’oceano eliminando le prove… ma il bottone dove lo avete trovato?-

-Lo abbiamo trovato nella fontana- rispose Francisco.

-Giusto, mentre stavo scappando, ho urtato il bordo della fontana e probabilmente si è scucito ed è caduto-.

Dopo la dichiarazione dell’uomo, l’investigatrice esclamò:

-James, Lei dovrà trascorrere molti anni della sua vita in carcere!-

L’uomo fu arrestato ma Francisco aveva ancora un dubbio:

“Ma la governante come ha fatto a non veder entrare James in casa la mattina dell’omicidio?” Si domandava tra sé e sé. Lo disse ad Asrà, la quale decise di interrogare la governante, nonostante il caso fosse chiuso.

Il giorno seguente gli investigatori andarono al cottage della signora Armstrong.Appena arrivati, suonarono il campanello e videro arrivare la governante, che li accolse in casa e domandò loro il motivo del loro ritorno.

-Salve, scusi l’intrusione, ma siamo dovuti ritornare a causa di un dubbio; non riusciamo a spiegarci una cosa-.

-Buongiorno, non ci sono problemi, ditemi tutto-.

– Le chiediamo la cortesia di rispondere alle nostre domande-.

-Certo, sono a vostra disposizione.

-Prima di tutto, come mai si trova ancora nella villa?-

-Io e la signora Armstrong avevamo un rapporto bellissimo, per questo ha deciso di lasciarmi la sua eredità tramite un testamento-. 

-Lei conosceva James?-

-No, non lo conoscevo, perchè questa domanda?-

-E’ accusato di omicidio ed ora è in carcere. Pare abbia rivelato che Lei sia stata una sua alleata.- disse Asrà mentendo, nel tentativo di stimolare una sua reazione.

-No, non è vero! Lui mi ha solo raccontato quello che ha fatto ed io hopensato di denunciarlo ma, non avendo prove, non ho fatto un bel niente!-

-Perchè quando Le abbiamo chiesto se conosceva James ha mentito?-chiese Francisco.

-Avevo paura di poter essere accusata e risentirne gravemente…-

-Quello che ha fatto è un reato: Lei è complice di un omicida.Francisco, chiama la Polizia.-

Alla fine, il caso riguardante l’omicidio della signora Armostrong poteva dirsi chiuso una volta per tutte.

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