Giulio Cesare e l’esercito Romano nel periodo consolare
di Liam Amendola IB Secondaria di primo grado
Caio Giulio Cesare dopo il triumvirato stretto con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso si recò a conquistare la Gallia. Egli aveva già avuto esperienza nel comando di un numero elevato di uomini. I soldati gli erano così fedeli che si sarebbero gettati nelle fiamme per lui. Molti legionari lo accompagnarono nel corso di tutte le sue vittoriose campagna militari e durante le guerre civili che insanguinarono Roma tra il 49 e il 44 a.C.
Quando Cesare fu inviato in Gallia si rese conto che aveva l’occasione di diventare un grande conquistatore agli occhi dell’esercito e del popolo romano e con i ricchi bottini di guerra pagare i finanziamenti delle sue campagne elettorali.
Sconfisse prima gli Elvezi nella battaglia di Bibracte. Poi sconfisse i Germani di Ariovisto che a loro volta volevano invadere la Gallia. Si spinse fino in Britannia dopo aver conquistato il territorio dei Belgi.
Alla fine riuscì a sottomettere definitivamente i Galli nel 49 a.C. quando sconfisse Vercingetorige, il re degli Arverni ad Alesia. L’assedio di Alesia è celebre perché Cesare usò una tattica finora mai usata. Circondò la città dove si era rinchiuso con i suoi galli Vercingetorige e costruì a sua volta delle fortificazioni per resistere all’esercito di soccorso.
Si rinchiuse nelle fortificazioni e con la cavalleria riuscì a combattere fuori e dentro sfiancando gli avversari.
Dopo aver conquistato la Gallia, Cesare tornò a Roma per celebrare il suo trionfo. Una parte del senato aveva però paura del suo potere e cercò di impedirgli di rientrare minacciandolo e schierandosi con Pompeo Magno che in quel momento aveva più uomini e sostenitori.
Cesare decise comunque di entrare in Italia con il suo esercito e l’episodio è rimasto famoso nella storia e proverbiale: attraversò il fiume Rubicone pronunciando la frase “il dado è tratto”. Diede così inizio ad un periodo di guerre civili che si concluse con la sua vittoria, ma anche con il suo assassinio.
La Battaglia di Farsalo
A Farsalo, nell’Epiro, avvenne lo scontro decisivo tra Pompeo e Cesare, l’ultimo dopo una serie di piccole battaglie ed inseguimenti. Cesare contava su 22000 uomini, mentre Pompeo ne aveva schierati il doppio, circa 45000. Gli uomini di Pompeo però avevano meno esperienza, erano meno addestrati e motivati delle legioni che combattevano con Cesare dai tempi della campagna di Gallia. Ma la vera ragione della vittoria di Cesare è secondo me la sua intelligenza.
Egli infatti sfruttò la conoscenza che aveva della tattica di battaglia della cavalleria di Tito Labieno che si era schierato con Pompeo dopo aver combattuto con Cesare in Gallia, per vincere lo scontro.
Fece finta di avere un lato delle legioni scoperto e intanto nascose una parte delle sue coorti che attaccarono alle spalle la cavalleria sorprendendo il comandante nemico e mettendo in fuga i nemici. Sconfitta la cavalleria le legioni di Cesare attaccarono il fianco dello schieramento di Pompeo sbaragliandolo. Alla fine della battaglia i pompeiani avevano perso 15000 uomini e Cesare appena 200.
Dopo Farsalo Cesare combattè altre battaglie in Egitto e in Spagna contro i seguaci di Pompeo sconfiggendoli definitivamente nel 46 a.C. Nel frattempo subito dopo la campagna di Spagna si fece nominare “dittatore” dando il via a un nuovo periodo storico della civiltà romana da cui emergerà l’Impero.
L’esercito durante l’epoca tardo repubblicana generalmente veniva schierato secondo il modello ideato da Gaio Mario in due linee parallele di coorti (duplex acies).
Cesare però adottava spesso altri tipi di schieramenti a seconda del terreno e delle necessità tattiche. Durante le guerre in Gallia adottava spesso una formazione su tre linee (triplex acies). La prima linea era formata da 4 coorti, le restanti due da tre coorti ciascuna, mentre la terza era usata come riserva da utilizzare nei momenti critici o cruciali di una battaglia per raggiungere la superiorità numerica e di forza e infliggere il colpo di grazia al nemico.
Cesare non era solo un grande condottiero in battaglia. Egli infatti fu il primo a comprendere che la dislocazione permanente in forti e fortezze di una parte delle forze militari repubblicane era fondamentale per il controllo di quello che poi sarebbe diventato l’impero Romano. Il “castrum” dove alloggiavano legioni e truppe ausiliarie divenne la base del nuovo sistema strategico di difesa globale lungo i confini del mondo romano che permetteva in particolare di sorvegliare tutte le aree “a rischio”.
Alla morte di Gaio Giulio Cesare c’erano 37 legioni in tutto il mondo romano di cui 6 in Macedonia, 3 in Africa e 10 nelle province orientali.
Le conquiste di Cesare
Busto di Cesare