”Fiore senza nome”

Ci sono cose che non si vedono.
Le cicatrici che non fanno rumore. Le assenze piene di presenza. Le guerre interiori combattute nel silenzio ordinato delle giornate comuni.

Ci hanno insegnato che per brillare bisogna distinguersi, ma nessuno ci ha detto che a forza di volerci diversi finiamo per diventare soli.
Si giudica ciò che non si capisce. Si deride ciò che ci spaventa.
Si sceglie troppo in fretta chi essere e ancor più in fretta chi non degna nemmeno uno sguardo.

Ma chi conosce davvero le strade che non abbiamo preso?
Chi sa cosa ha dovuto sacrificare quella persona per arrivare fin lì?
Non sempre si sceglie tra il bene e il male. A volte si sceglie tra il dolore e la sopravvivenza.

Gesù camminava tra gli ultimi. Non per compassione, ma per somiglianza.
Non chiedeva spiegazioni, non pretendeva coerenza. Amava, e basta.
Forse l’amore è questo: riconoscere nell’altro la stessa fame di pace che ci abita.

E allora mi chiedo: da dove nasce questa sete di superiorità? Questo bisogno di ridere degli altri per sentirci reali?
Forse dal vuoto. Dalla paura che nessuno ci veda se non schiacciamo qualcun altro. Smettiamo di confondere forza con indifferenza.
Ci vuole più coraggio a difendere che a deridere.
Più fede nel guardare qualcuno negli occhi e restare, quando sarebbe più facile andarsene.

Forse è questo che ci salva. L’umano che resta.

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