Alla finestra: scrivere una storia, i testi di Valentina Siervo e Ada Becatti 1B Secondaria di primo grado

Quando ho proposto agli studenti di affacciarsi alla finestra e di immaginare la vita dei loro vicini in questo particolare periodo di quarantena, ero molto curiosa di leggere le loro descrizioni, di scoprire fino a dove potesse spingersi la loro fantasia e di cogliere la loro capacità di immedesimarsi nell’altro.

Le storie che seguono sono solo due esempi delle narrazioni dettagliate, che i ragazzi hanno realizzato e poi condiviso all’interno della classe, leggendo con soddisfazione i loro elaborati ai compagni. Ecco il risultato di un esercizio che è stato accolto con positività ed entusiasmo e che ha dato i frutti dell’osservazione, della descrizione e dell’ascolto silenzioso.

IL SIGNOR F.F

 Di Valentina Siervo 1B secondaria di primo grado

Mi affaccio dalla finestra di camera mia e vedo un anziano signore che tutti i giorni è vestito di tutto punto, secondo me senza senso, poiché in questi giorni non si può uscire di casa se non per motivi necessari.

Oggi l’anziano signore indossa uno smoking nero pece e un papillon bianco come la neve, indossa delle scarpe nere ben lucidate. Il signore ha dei grandi baffoni grigi alla francese e dei capelli che richiamano il colore della polvere. Porta un cappello nero, a mio parere molto bello, però la cosa che mi piace di più di questo anziano signore è la pipa, che ogni giorno fuma alle 15:00 in punto. È tutta marrone con il bocchino d’argento e delle iniziali incise, probabilmente quelle del suo nome e cognome: F.F

Questa pipa mi ha sempre affascinato, perché ho scoperto che risale agli anni ‘20 del secolo scorso e che il signor F.F l’ha ricevuta da suo zio in eredità. Vale molto questa pipa e proprio per questo molte persone vogliono comprarla, ma il signor. F.F non ha mai neanche pensato a questo tipo di affare, poiché è molto affezionato ad essa. Durante questo periodo di quarantena ho osservato che il signor F.F ogni giorno compie sempre le stesse azioni.

Si sveglia alle 8:00, fa la doccia, si veste e alle 8:25 è seduto a fare colazione con una brioche e una spremuta d’arancia. Poi alle 9:00 si reca in terrazza per annaffiare i pomodori, che coltiva e controlla se ve ne sono di maturi. Alle 9:30 legge il romanzo: “IL SOCIO”. Poi, alle 10:15 fa un solitario con delle bellissime e vecchissime carte. Alle 10:45 porta fuori il suo cane Larry, poi alle 11:10 accende la radio per ascoltare la musica. Successivamente, alle 11:30 fa una videochiamata con alcuni dei suoi amici. Verso le 12:15 inizia a preparare da mangiare. Alle 12:45 si siede a tavola e, di solito, mangia insalata, uova e delle fragole. Alle 13:15 si sdraia sul divano e si fa un pisolino fino alle 14:25, quando inizia a preparare i biscotti, che poi mangerà per merenda. Alle 15:00 fuma la pipa. In seguito, alle 16:15 fa merenda con i biscotti che ha cucinato e beve il tè; subito dopo, inizia a preparare la cena, tagliando le verdure e cucinando o carne o pesce o pasta.

Prima di cena accende la TV per vedere le ultime notizie sulla pandemia del Coronavirus, purtroppo non molto positive. Alle 19:30 inizia a cenare, seduto a un tavolo di legno pregiato molto bello. Infine, si corica a letto e legge un libro prima di addormentarsi.

La mattina successiva piove a dirotto e grandi nuvoloni scuri attraversano il cielo grigio e tenebroso. Non c’è traccia dei raggi di sole.

Il brutto tempo cambia l’umore del signor F.F; infatti, passa tutta la sua giornata a leggere e ad ascoltare la radio, non ha neanche preparato i biscotti con la glassa e le mandorle, non è uscito ad annaffiare i pomodori e non ha chiamato i suoi amici. Si è limitato a portare fuori Larry, a leggere e ad ascoltare la radio.

Mi dispiace che non possa parlare mai con nessuno, poiché rimasto vedovo.

Mi ricordo la moglie del signor F.F: era grassottella e con dei buffi occhiali rossi. Era simpatica e positiva, con il signor F.F scherzava e rideva volentieri. Il signor  F.F è una persona precisa, ma anche molto simpatica e curiosa. Non ho mai capito come si chiama, infatti l’ho sempre chiamato signor F.F, sono sicura che prima o poi lo scoprirò! Ma fino ad allora sarà il simpatico vecchietto signor F.F

ALLA FINESTRA

Di Ada Becatti 1B secondaria di primo grado

Durante uno di questi giorni di noia mi affaccio alla finestra, vedo una signora che dal balcone scrolla la tovaglia, continuo a seguirla con lo sguardo, mentre entra in casa. Sento qualcuno che urla: sono le urla di un pianto. Mi lascio trasportare da loro, mi sembra di entrare nella casa, ma i proprietari non se ne accorgono, e continuo ad osservare. La donna va da un bambino che vuole uscire a giocare. Il bimbo piange, va dalla donna, che dai discorsi sembra essere la madre. La mamma cerca di consolarlo, e gli spiega nuovamente la situazione, dicendo “Marco! Non fare i capricci, sai bene perché non puoi uscire. Quando tornerà tutto a posto, andrai dai tuoi amici, ora puoi giocare con tua sorella.” Così, il bambino smette di piangere e va dalla sorella.

La donna, un po’ spazientita, esce in balcone e annaffia i fiori. Passano pochi istanti e il bimbo piange di nuovo, la madre rientra ed io con lei. La seguo, mentre va nella stanza dei bambini. Vedo passare davanti a me delle stanze: c’è un salotto con un tavolo su cui mangiare, poi entriamo in un corridoio con armadi ai lati e quattro porte. Una conduce alla camera dei genitori, molto stretta, con lo spazio per il letto e un armadio soltanto. In seguito, passiamo davanti ad una cucina con a malapena lo spazio per far muovere una persona che deve cucinare, poi oltrepassiamo un minuscolo bagno, con una doccia, il lavandino e il wc. Infine, io e la donna entriamo nella stanza dei bambini, che è molto piccola, arredata con due piccoli letti e una scrivania, che in futuro sarà condivisa dai due, quando dovranno fare i compiti. Marco piange, mentre la sorella, che ha un anno in meno (lei sembra avere due anni, lui tre) è entusiasta: ha pitturato la faccia del fratello, pensando di giocare insieme a lui a truccarlo. La madre si arrabbia e li porta entrambi in bagno per pulirli; per evitare che succeda altro li mette a dormire. La donna, ormai esausta, si dirige in cucina per mettere a posto, ma sente nuovamente uno dei figli piangere. Marco dice, piangendo: “non voglio fare il riposino prima di cena, io sono grande, è Aurora che deve dormire come i piccoli!” La madre, non sapendo più che fare, lo mette davanti alla TV, e lascia dormire l’altra. La seguo in cucina, dove inizia con difficoltà a preparare la cena per tutti. Si sente il rumore della porta che si apre, sembra sia arrivato il marito della donna. L’uomo, da come è vestito e dal cartellino che è attaccato sulla divisa, sembra il commesso di un supermercato e come lui tutti i suoi colleghi si danno da fare in questi giorni per fornirci cibo e ciò di cui abbiamo bisogno. Inizia a preparare la tavola, sveglia la bambina e mette a tavola lei e il fratello.

Sento mia mamma che mi chiama per la cena, sono ancora davanti alla finestra a fissare il balcone dei miei dirimpettai. Se qualcuno fosse entrato, la scena avrebbe potuto far impressione. Rimango ancora un po’ lì a riflettere sulla fortuna di avere una casa grande, soprattutto in questo periodo, in cui tutta la famiglia o quasi deve lavorare da casa e non si sopporta più il fatto di dover stare chiusi in dentro, cosa che prima molti di noi sognavano di fare. Sento nuovamente i miei genitori che mi chiamano e scendo.

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