Il laboratorio di ”teatro corale” della Secondaria di primo grado

“Un minuscolo fuoco”. Di questo parla Marco Martinelli quando prova a descrivere la scaturigine della frizione, dell’attrito fra i classici e i ragazzi, fra le parole alte ed eterne e il caos magmatico che ciascun alunno/a porta dentro. Marco Martinelli lavora con il teatro, e di quel piccolo fuoco ha fatto mestiere e meraviglia. Allo stesso modo, ogni anno, le scuole del primo ciclo del Setti Carraro realizzano il laboratorio di “teatro corale”, con la guida sapiente e paziente di Carlo Ottolini e con la partecipazione di tutti, ragazze e ragazzi, con le loro passioni e paure, coi loro minuscoli fuochi. 
Qui di seguito pubblichiamo le parole dei ragazzi della secondaria di primo grado, certi che per raccontare questa esperienza non esista miglior punto di vista né miglior resoconto.

Riflessione corale (1A e 1B)
È stata un’esperienza fantastica che non dimenticherò perché è stato un grande
evento e poi è stata la prima recita in cui non ho provato imbarazzo anche se ero
davanti a quaranta persone; ho provato solo orgoglio. (Andrea A.)
Credo che sarà abbastanza difficile dimenticare questo momento, anzi impossibile.
Sarei felice se potessimo fare altre mille esperienze di questo genere. (Giulia A.)
Avevo voglia di recitare e far sentire la mia voce ma c’era anche molta ansia.
(Ludovico B.)
Siamo stati capaci di aggiungere emozioni e spontaneità a quelle che potevano
sembrare semplici battute da sapere a memoria. (Federico B.)
Eravamo nel parco con una leggera brezza e le foglie che cadevano sul campo
appena pulito. La mia classe era la prima a dover tentare di far spuntare i frutti di
un mese di lavoro. (Clara B.)
Quando dovevo recitare la parte del bombardamento tutti miravano a Rebecca, a
Caterina e a me! Sono stata colpita quattro volte! E sono scoppiata a ridere! (Ghila
B.)
Abbiamo riso sia per il nostro stesso spettacolo sia quando toccava all’altra
classe. Ho addirittura visto i prof ridere! (Gabriele B.)
È stato un progetto bellissimo. Ho sempre desiderato recitare di fronte a un
pubblico. (Edda C.)
Oggi era il giorno dello spettacolo, quindi di eccitazione e gioia. La mia idea di
spettacolo era molto diversa da quella corretta: pensavo fosse più noioso, che gli
attori dovessero dire le battute e basta, e invece è stata un’esperienza
emozionante e divertente, ed è stato meglio che non fosse «perfetto». (Chiara C.)
Quando dovevo recitare la parte (“Ecco una nuova cometa che fa la sua comparsa
nel cielo! Fortunati voi che la vedete perché passa ogni 200 anni”) mi sentivo un
po’ disagio, ma dopo aver recitato ho pensato: ce l’ho fatta, ho vinto la mia sfida e
ho recitato bene la mia parte. (Robert C.)
Non mi sentivo per niente a mio agio ma ho fatto il possibile per sembrare più
serena nella mia parte. (Benedetta C.)
Lo spettacolo secondo me è una grande esperienza che serve per sapersi
esprimere con gli altri, un momento indimenticabile; anche senza pubblico. (Ettore
C.)
Se per caso ti capita di avere una parte che non ti piace, ho imparato che non devi
arrabbiarti o rattristarti, ma devi ricordarti che in verità stai solo interpretando un
personaggio, a cui dare la tua voce e le tue emozioni perché possa emozionare
anche il pubblico. (Giulia C.)
Ero pronta, avevo ripassato tutta la notte, non avevo quasi chiuso occhio. (Sofia
C.)
Io mi sono proprio divertita e mi piace troppo aver fatto questa cosa con i miei
compagni. La parte più bella di questa esperienza non è stata recitare, è stata
vedere lo spettacolo dell’altra classe, le loro facce, le loro espressioni che conosco
benissimo ma non vedevo da tanto, troppo tempo. Secondo me questa esperienza
ha unito la nostra classe, sono queste le cose che fanno di un mucchio di alunni
una classe unica. (Viola C.)
Anche quando non era il mio turno di battuta, mi sentivo parte dello spettacolo
perché mi sono impegnato ad ascoltare e a seguire la magia del teatro. (Leonardo
C.)
A teatro bisogna esprimere sé stessi e mostrare ciò che si è. È stata un’esperienza
magica, bella e divertente. (Bianca Diletta D.)
Mi aspettavo una cosa totalmente diversa da quella che abbiamo fatto oggi: alle
prove eravamo molto seri e attaccati alle battute assegnate, senza alcun cambio di
programma.Oggi invece è stato uno spettacolo molto comico! Quando non
recitavo mi sono divertita a seguire lo spettacolo dell’altra classe e a notare
differenze e somiglianze. (Caterina D.)
Metterò questa esperienza fra i miei ricordi e, visto che mi piaciuto molto, quando
sarò incerta sul mio sogno di diventare una grande attrice ripenserò a questo
giorno che mi darà la forza di inseguire i miei sogni. (Sveva D.)
Visto che dovevamo iniziare noi ero nervosissima ma allo stesso tempo felice di
assistere allo spettacolo dell’altra classe. Mi sono per un attimo dimenticata le mie
battute ma poi mi è tornata la memoria, mi sono abituata all’atmosfera e sono
andata bene. Mi sono divertita a recitare ma soprattutto mi sono divertita a fare da
spettatrice. (Beatrice D.)
Mettere in scena uno spettacolo teatrale secondo me è un momento di sentimenti
provati insieme agli altri. (Caterina D.)
Alla fine dello spettacolo tutto il pubblico ha iniziato ad applaudire, ero molto
orgoglioso del nostro lavoro. (Timoteo D.)
Ho passato due ore meravigliose, divertenti e spensierate, ma soprattutto
indimenticabili. Spero di rivivere questa esperienza l’anno prossimo. (Camilla G.)
Teatro per me è espressione, sentimento, passione. È riuscire a esprimersi
donando qualcosa a chi ti ascolta. (Carolina G.)
Il giorno è stato magico perché eravamo tutti insieme, compresi i professori e
Carlo. Molto divertiti, felici e soddisfatti abbiamo concluso la mattinata, insomma si
può dire che abbiamo concluso in bellezza e il sipario si chiude. (Guido G.)
Insomma, due ore di pura felicità, spensieratezza ed euforia, due ore di vero teatro
inaspettatamente comico! (Lorenzo G.)
Una piccola parte per un ragazzo, un grande spettacolo di tutti noi! (Lorenzo I.)
Quando recitavo delle battute nella scena degli «spacciatori di stelle» alcune volte
ero così sicuro di me che mi sentivo trasformato nel personaggio che interpretavo.
(Raffaele L.)
Ci siamo divertiti, abbiamo fatto ridere… chi può chiedere di più? (Bianca M.)
Non sapevamo di avere un pubblico, né dove avremmo fatto lo spettacolo.
Sembrava fatto tutto di fretta e in effetti in un mese, anche meno, abbiamo
preparato tutto, anche imparare le battute: ora capite perché ero in ansia, vero?
(Sofia M.)
È stata un’emozione unica e spero di averla trasmessa anche al pubblico. Ero così
in ansia e alla fine è venuta una cosa meravigliosa e divertente! (Viola M.)
Mi sono piaciuti molto entrambi gli spettacoli. Mi sono sentita strana ma anche
sollevata nel vedere i miei ex compagni nel loro spettacolo. (Beatrice M.)
Ogni compagno ci ha messo del suo e anche se alcuni non si sono ricordati tutte
le battute mi sembra che lo spettacolo sia venuto molto bello. (Giorgio M.)
Amo il teatro fin da piccola e ho sempre sognato di diventare un’attrice.
Questa esperienza mi ha aiutata anche a integrarmi in questa nuova classe in cui
fino a ora non ero riuscita ad aprirmi completamente con gli altri. (Elisabetta M.)
Credo che una delle cose più belle sia stata l’altra classe che ti aiutava a ricordarti
la battuta o quando dovevi entrare e uscire di scena. (Rebecca N.)
Recitare è stato bellissimo perché sapevo bene le battute e potevo rilassarmi e
non avere ansia. (Margherita R.)
È andata abbastanza bene anche se qualche volta ci dimenticavamo le battute,
però abbiamo fatto ridere e questo è un fatto molto positivo. Mi sono divertita
moltissimo, soprattutto quando ho sbagliato. (Emma R.)
Secondo me la cosa essenziale per uno spettacolo è la fiducia, infatti se ci fossimo
scoraggiati dalla nostra bocca non sarebbe uscito niente. Con le emozioni che
provavo ero convinto che avrei fatto emozionare anche il pubblico. (Filippo R.)
Alla fine è andato tutto bene e mi sono divertito tantissimo a vedere recitare ma
soprattutto a recitare. (Vincenzo S.)
Entrambe le classi hanno recitato molto bene, anche se con qualche problema di
memoria. (Jacopo S.)
Questa esperienza non la dimenticherò mai, e ripenserò al nostro spettacolo
soprattutto quando alzerò gli occhi per guardare il cielo. (Sofia S.)
Mi sono seduta e ho guardato il loro spettacolo con entusiasmo, era bello guardare
l’altra classe perché il copione era uguale al nostro ma tutti si muovevano
diversamente. (Clara T.)
È stato non solo un momento di divertimento ma anche un momento in cui ho
davvero capito cosa significa la parola «teatro». Il recitare con gli altri era: io sono
con gli altri, se non dico la mia battuta gli altri non possono andare avanti e
viceversa». Questo spettacolo me lo ricorderò per tutta la vita, soprattutto quando
sarò a guardare le stelle. (Bianca T.)
In queste due ore mi sono divertito un sacco, soprattutto quando siamo stati
spettatori per l’altra classe; mi ha sorpreso che non sia stato uno spettacolo serio
ma una commedia. (Giulio S.)
Tutto era una grande confusione e tutti correvano su e giù, poi di colpo quando è
iniziato lo spettacolo ci siamo messi tutti in ascolto. (Ludovico S.)
Le ultime due ore del mercoledì mattina migliori di tutto l’anno! Ho provato molte
emozioni ma quella che prevale su tutte è sicuramente la felicità. (Luca Z.)

IIA

Teatro è amore, odio, felicità e tristezza. Teatro è tutto ciò che rende possibile esprimere le proprie emozioni. Teatro è realtà. Teatro è esplosione di colori! (Medea B.)

Ci ha aiutato ad esprimerci, ad essere meno timidi. (Maddalena P.)

Tra le esperienze più belle che potessimo fare. Inizialmente si ha un po’ di paura e la testa scoppia di domande. Poi, all’improvviso si scoprono talenti! (Linda C.)

Silenzio, paura, preoccupazione, rabbia, felicità, … a teatro tutto è compreso! (Edoardo V.)

Quando esco in giardino e guardo gli alberi ripenso a Cosimo… “Pazzesco!” (Eva R.)

IIB

È un’esperienza che fa crescere la propria autostima. (Chiara M.)

Come dentro ad un film! (Riccardo B.)

Mi ha fatto ripensare a quando ero piccola. Non è stata solo una forma di divertimento e di svago, ma mi ha aiutato a conoscere meglio una parte di me. (Sofia C.)

Solo una parola per questa esperienza: adrenalina. Difficile trovare in altri contesti la carica di emozioni che regala il teatro. Certo, forse qualcosa di simile si può assaporare prima di una verifica, ma… no, direi che non è proprio la stessa cosa. (Elisabetta P.)

Siamo diventate tutte altre persone dimenticando per un attimo ciò che siamo nella realtà. (Matilde P.)

Il laboratorio teatrale mi è piaciuto molto per diversi motivi, ma penso che la fonte principale della mia soddisfazione sia stata la presenza di Carlo, che conosco da tempo: buona parte della riuscita dello spettacolo è merito suo oltre che degli attori in scena.

Mi affascinava quando ci mimava le scene per suggerirci come interpretarle.

Le parole che ci ha spesso ripetuto e che più mi sono rimaste impresse sono queste: “Le scene cambiano in base a quanta energia ci mettete, al pubblico devono arrivare un messaggio e la vostra energia”.

Il giorno dello spettacolo, prima di salire sul palco, ero un po’ tesa perché le prove precedenti non erano andate proprio a gonfie vele. Contrariamente alle mie previsioni, invece, lo spettacolo è andato molto bene.

Fin da piccola, il teatro è sempre stata una grande passione per me, ogni anno faccio un campus estivo teatrale e ho imparato che il teatro è basato sull’espressività.

Quando si recita, bisogna immedesimarsi totalmente nel proprio personaggio, mettendo la propria identità al suo servizio.

Chiara N. (3A)

Sin dalla prima elementare ho partecipato a progetti teatrali portando in scena recite una più particolare e fantasiosa dell’altra: “Gulliver”, “I 4 scapestrati”, “La maga Circe”, in prima media “Il Minotauro” (interrotto dall’arrivo del covid-19) e infine quest’anno “Cyrano de Bergerac”.

Purtroppo quest’anno la recita si è svolta davanti a un pubblico ristretto (i nostri prof e i compagni dell’altra terza) ma il tutto è stato registrato da Carlo che, con calma e pazienza, ci ha accompagnati fino alla fine di questo percorso.

Queste esperienze mi hanno insegnato tantissimo e ogni anno le ho attese con ansia, Carlo è una di quelle persone che godono di maggiore stima da parte mia perché, oltre ad essere un fantastico insegnante/attore, è anche un perfetto sceneggiatore: infatti le storie da noi rappresentate sono state rivisitate e riadattate da lui attraverso un grandissimo lavoro. La mia stima proviene dal fatto che vorrei in futuro diventare attrice e sceneggiatrice, quindi per me lui è un vero e proprio modello di ispirazione. Gli anni in cui non è stato possibile attivare il laboratorio ne ho percepito la mancanza e ho capito che c’era una vera passione a legarmi a questa modalità di espressione.

Quest’anno, come gruppo classe, abbiamo imparato che in qualunque campo dobbiamo sempre concentrarci e dare il massimo: dopo un avvio incerto, ci siamo sentiti spronati a dare il meglio di noi stessi e il risultato finale ha superato le nostre aspettative.

Io adoro recitare e per me realizzare una recita con i miei compagni è stato bellissimo. Quando sono in scena, penso solo a dare il massimo e in quel momento elimino tutti gli altri pensieri e le altre preoccupazioni, cosa molto rara per me, che convivo perennemente con l’ansia. Lavorare con Carlo è stata un’esperienza che non dimenticherò mai, mi rattrista molto il fatto che questa sia stata l’ultima recita, vorrei ringraziarlo perché con tanta pazienza, simpatia e entusiasmo ha lavorato con noi.

Ludovica L. C. (3A)

L’esperienza del teatro ci ha fatto crescere e unire come classe e anche il fatto che la recita sia stata vista solo dai professori e dagli alunni dell’altra classe l’ha resa più “nostra”, a mio parere, perché ha fatto anche scivolare via l’ansia di esibirsi davanti ai genitori.

La storia che abbiamo interpretato è drammatica e romantica al tempo stesso e fa riflettere su come spesso le nostre insicurezze ci impediscano di mostrarci per quello che siamo e ci facciano stare male. Cyrano non riesce a dichiararsi a Rossana perché teme di essere rifiutato per il suo aspetto fisico.

Maria Sofia O. (3A)

A fine ottobre abbiamo iniziato a lavorare con Carlo.

Dopo solo due lezioni di laboratorio, in cui ci siamo sciolti e siamo entrati nel “mood” della recitazione, siamo partiti con il copione!

Quest’anno lo spettacolo era Cyrano de Bergerac!

Appena Carlo entrava in classe, noi eravamo pronti ad allestire il nostro “palcoscenico” privato.

La prima volta in cui ho recitato le mie battute ho provato tantissimo imbarazzo ma, man mano che ripetevamo le parti, mi sentivo sempre più sciolta e più a mio agio con me stessa e gli altri.

Piano piano sono riuscita anche a muovermi e spostarmi dal mio quadratino sul pavimento e a usare le braccia e il corpo per trasmettere energia.

Man mano che il giorno dello spettacolo si avvicinava, io pensavo solo che di sicuro, davanti a tutti, mi sarei dimenticata le battute. Che figuraccia!

Per tutta la mattina non ho fatto altro che ripetere nella mia testa le battute, soprattutto questa:< E le parole che Cristiano non trova, le offrirà lui, Cyrano>. Confondevo in continuazione il verbo “offrire” con il verbo “trovare”, non so perché.

Carlo poi ci ha detto all’ultimo che ci sarebbe stata anche l’altra classe a guardarci e, appena l’ho saputo, mi sono spaventata ancora di più di quanto già lo fossi. Alla fine, rassegnata, ho raggiunto il parco. Siamo andati sul “Playgreen” e, dopo una veloce prova per stabilire bene gli spazi, siamo partiti.

Davanti a tutti i professori, all’altra classe e anche ad una telecamera accesa ho recitato la mia parte.

Evitando di pensare al fatto che tutti mi stessero guardando, ho deciso solo di divertirmi ed è andata benissimo.

Alla fine non ci potevo credere!

Caterina Q. (3A)

Io ho interpretato il personaggio di Cristiano: un personaggio bello ed affascinante d’aspetto ma incapace di esprimersi bene a parole; infatti, delle mie 40 battute, 8 dicevano solo “OPS!”, proprio perché Cristiano non riesce a dichiarare il suo amore a Rossana.

Devo dire che la decisione di assegnarmi questo personaggio è stata una scelta azzeccata perché in Cristiano un po’ mi ci rivedo e credo che questo mi abbia aiutato a calarmi meglio nella parte: questo ruolo mi ha fatto riflettere su quanto sia difficile trovare le parole giuste per esprimere i nostri sentimenti e le nostre sensazioni e quanto sia complicato farli arrivare nel modo giusto agli altri.

Una battuta che mi ha molto divertito è stata: “Perché? Io parlo quando voglio, nasin nasetto!” in risposta a: “Taci! Non ti conosco, ma taci!” di Cyrano. Quando l’ho detta mi sono sentito libero di far sentire le mie ragioni a chi cercava di mettermi a tacere.

Simone A. (3A)

Lavorare con Carlo è stata una bellissima esperienza, anche se penso sempre che per me sia meglio “stare dall’altro lato della videocamera”. Tra le mille opzioni a proposito del lavoro che vorrei fare da adulta, c’è infatti anche quello di regista, ma non quello di attrice.

Durante le prove c’è stato qualche momento di tensione: alcuni non ricordavano le battute, altri perdevano il filo del discorso, e si era creata una situazione in cui tutti avevamo paura di dire o fare qualcosa di sbagliato. Questo, però, ci ha dato la spinta giusta per dare il massimo.

Come classe, credo che siamo anche cresciuti. Lo spettacolo puntava all’unità e alla solidità del gruppo: moltissime scene, infatti, se non quasi tutte, erano recitate da più attori, non si era mai da soli. Questo mi ha aiutato a sentirmi più forte.

Alla fine siamo usciti dal tunnel ed il giorno della recita è andato tutto benissimo!

Olivia D. B. (3A)

L’esperienza del teatro è stata fantastica ed unica. È stato bello fare finta di essere un altro e recitare insieme ai miei compagni. Io ero il protagonista, Cyrano, ed è stato molto impegnativo, dovevo ricordare molte battute e riuscire a trasmettere le mie emozioni, il mio amore per Rossana e la mia disperazione. Ho cercato di fare del mio meglio per interpretare Cyrano. Il giorno dello spettacolo c’era molta tensione e agitazione tra noi. Io ero così concentrato che ho perso il contatto con la realtà, dovevo entrare al momento giusto e non potevo sbagliare nulla. La concentrazione è stata tale che non mi sono neanche ricordato di togliermi la giacca di dosso per tutto lo spettacolo. Cyrano è un personaggio complesso e affascinante, mi sono chiesto, interpretandolo, cosa si debba provare a nascondere i propri sentimenti per tutta una vita, deve essere terribile.

Andrea C. (3A)

Il progetto teatrale con Carlo Ottolini è stato per me, che sono studente alla Setti Carraro da soli tre anni, un’esperienza emotiva e una ricerca in me stesso.

Alla scuola primaria non ho avuto la stessa fortuna e solo ora mi accorgo quanto sia prezioso cogliere un’opportunità come questa.

Ho compreso la difficoltà, ma anche il valore, di lavorare sulle emozioni.

Recitare richiede uno sforzo emotivo, psicologico e fisico: ogni attore deve immergersi con la mente e il corpo nel ruolo assegnato per comunicare al meglio al pubblico un sentimento forte, che può essere una piccola gioia, ma anche un grande amore corrisposto o no, oppure un aspetto positivo o negativo del personaggio stesso.

Adan K. (3B)

“Che mi adorate…sì, lo so. Addio!”

Sono le parole che a Cristiano Rossana rivolge animatamente perché insofferente nei confronti della misera dichiarazione che lui le fa.

Rossana è un personaggio con una grande capacità di cambiare umore e con poca pazienza

quando c’è in ballo qualcosa di importante.

Si innamora di Cristiano per la sua bellezza ma poi, leggendo le lettere che lui

le manda e che in realtà ha scritto in segreto Cyrano, capisce di essere attratta

dall’anima che quelle parole rivelano e non dall’aspetto esteriore.

E’ una giovane donna con un carattere molto forte ma anche romantico e nella recita sono

stata io a rappresentarla.

Non siamo simili, ma mi sono divertita a darle voce e corpo.

Ho imparato a prestare più attenzione e cura alle battute e, se qualcosa non mi sembrava

perfetto, continuavo a ripetere, era compito mio conoscere la parte di un personaggio così

importante.

La mia pazienza e costanza non sono state inutili perché il giorno della recita, quando abbiamo

recitato davanti a tutti i professori e ai compagni dell’altra classe, mi sono esibita con

scioltezza e sicurezza e alla fine mi sono sentita molto soddisfatta.

Bianca M. (3B)

Il teatro é un modo per esprimere le nostre emozioni e raccontare una storia attraverso dei personaggi con caratteri diversi o simili ai nostri. É bello perché possiamo scegliere che intonazione dare a una certa battuta del copione, quali movimenti fare, che espressione adottare. Stare sul palcoscenico davanti a un pubblico, più o meno numeroso, è difficile perché bisogna prestare attenzione non solo al proprio ruolo, ma anche a quello degli altri. Può capitare, infatti, che qualcuno si scordi una battuta ma lo spettacolo deve continuare, non può interrompersi e quindi bisogna saper improvvisare senza che il pubblico se ne accorga. Secondo me un bravo attore non è solo chi si ricorda tutte le battute perfettamente a memoria, ma chi fa andare avanti lo spettacolo qualunque cosa accada. Di tutta l’esperienza che abbiamo fatto con Carlo, la parte che mi ha interessato maggiormente è stata quella prima dello spettacolo; tutto il lavoro che c’è stato dietro l’esibizione finale. Durante le prove ci siamo scambiati opinioni, abbiamo discusso su quale fosse il modo migliore per rappresentare le diverse scene e trasmettere il giusto messaggio.

Arianna P. (3B)

Il laboratorio teatrale è ormai una tradizione della nostra scuola. Quest’anno abbiamo lavorato sulla storia di Cyrano de Bergerac, un testo molto complicato e molto bello e su cui ci siamo soffermati molto anche con i prof: abbiamo visto il film e letto il libro. Mi è piaciuto molto, quando durante le prove, abbiamo finto di essere noi Cyrano inventandoci altri difetti che non fossero solo un naso brutto.

Non è stato facile perché molti di noi si vergognavano ad esporsi, compresa me, perché temiamo sempre un po’ il giudizio degli altri. Solo adesso mi pento di quell’imbarazzo perché queste sono occasioni da non perdere e ho capito che non c’è niente da temere nell’essere se stessi.

Bianca-Rossana è stata molto brava e, secondo me, ha meritato totalmente quel ruolo, molto complicato e con molte battute, che lei però ha fatto sembrare semplice. Il mio ruolo è stato un po’ marginale ma non mi lamento perché mi sono divertita molto e le parti sembravano fatte apposta per me.

Letizia G. (3 B)

È stata una bellissima attività, seppur non il tipo di attività più adatta a me: sono una persona timida ed espormi così davanti a tutte quelle persone mi ha dato ansia.

Oggettivamente però è stato un gran bel lavoro: Carlo ha scelto una bella storia, scritto un bel copione (mi sono piaciute molto le “uscite” dallo spettacolo, che mostravano allo spettatore il dietro le quinte) e ha saputo rendere tutto divertente e piacevole.

Confesso però che, durante lo spettacolo, ho provato un po’ di disagio, forse perché alcune delle battute non sono proprio riuscito a renderle mie, come avrei voluto.

Una cosa che mi è piaciuta molto è l’idea che ha avuto Carlo di posare l’attenzione su altri difetti fisici oltre al lungo naso: un braccio più corto dell’altro, una gobba, una gamba storta etc. Abbiamo tutti le nostre debolezze e parlarne così apertamente forse è il modo migliore per affrontarle e gestirle.

Marco T. (3B)

lo adoro recitare! Sin da piccola volevo fare l’attrice, amavo doppiare ed immedesimarmi in una parte. Mi piace ancora molto recitare, ma sono diventata un po’ timida e ho timore a espormi davanti a un pubblico.

A volte, quando sono da sola nella mia stanza, recito le battute dei personaggi dei film, oppure ne invento di nuove. Questo mi calma molto, mentre esibirmi davanti agli altri ora mi rende nervosa e, infatti, durante lo spettacolo, ero molto in ansia, ma anche emozionata e felice.

Veronica G. (3B)

Recitare mi è piaciuto molto perché mi ha reso migliore: ho dovuto usare la mia voce ma anche il mio corpo per essere più espressivo e questo mi ha permesso di capire che anche il corpo è uno strumento di comunicazione; inoltre ho dovuto parlare davanti a un pubblico, non credevo di riuscirci e invece ce l’ho fatta e me la sono cavata bene. Infine, ho scoperto che può capitare di non ricordarsi una battuta ma non ci si può fermare: se la memoria tradisce, bisogna ricorrere a altre doti, come quella dell’improvvisazione e inventarsi qualcosa per continuare lo spettacolo. Credo che l’aspetto più importante del recitare sia divertirsi. Arrivati al giorno della rappresentaione noi eravamo prontissimi ma anche i compagni dell’altra classe si sono impegnati moltissimo, ho adorato la loro parte.

Leonardo B. F. (3B)

Archivio Articoli