Emergenza Covid, l’Europa al bivio

di Carlo Cossa

L’emergenza Covid 19 sta mettendo a rischio la tenuta dell’Europa come noi la conosciamo: ad oggi l’Europa si trova ad un bivio tra crescenti spinte sovraniste (Brexit, populisti etc..) e nuove emergenze sovranazionali (Covid, Recessione, Brexit), tra particolarismi e necessità di risposte condivise.

Il 18 aprile 1951 alcuni Stati del Vecchio Continente si accordarono per dar vita a un processo di unione a livello europeo. In questa data, con il Trattato di Parigi, nacque la “Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio” (CECA). Da questa ebbe successivamente origine la “Comunità Economica Europea” (CEE) che 35 anni dopo portò al Trattato di Maastricht e quindi alla nascita dell’Unione Europea.

Solo il 7 febbraio 1992 si concretizzò un ideale tanto teorizzato nel luogo di confino per gli intellettuali antifascisti, l’Isola di Ventotene, dove appunto Altiero Spinelli era stato incarcerato per le sue idee politiche e dove, nel 1941, scrisse clandestinamente “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”.In sintesi, gli Stati Europei sentirono la necessità, anche vedendo l’evoluzione della Guerra Fredda, di unirsi per ottenere un maggior peso sul piano economico globale e avere la possibilità di competere con le grandi potenze mondiali e da questo progetto nacque la nostra UE.

L’Unione Europea è dunque nata per unire le forze con l’intento di darsi supporto reciproco. Ciò che però ha messo a rischio la tenuta dell’UE è stata paradossalmente proprio la creazione della stessa. Ritengo infatti che nel tentativo di emulare il federalismo statunitense e la federazione sovietica, si  sia incappati in un’unione di Stati sovrani già fortemente indipendenti, con una commistione di pensieri, economie e culture diverse. Inoltre la differenza tra il potente blocco statunitense e l’Unione Europea è che il primo ha unito le sue  originarie 13 colonie in pochi decenni, mentre nell’Antico Continente ci si è trovati a unire Nazioni che per secoli avevano combattuto guerre tra loro e che hanno avuto, hanno e forse avranno sempre forti spinte sovraniste.

Per concludere questa riflessione geopolitica, temo  di non poter vedere, almeno nel medio e lungo termine, un’Europa omogenea ma al contrario composta da Stati che pensano egoisticamente ai propri interessi interni; vi è infatti paura diffusa di vedere, al termine di questa terribile pandemia, un’Unione che si sgretolerà pezzo dopo pezzo.

L’emergenza Covid 19 è senza alcun dubbio la più grande crisi degli ultimi decenni affrontata dalla confederazione europea e dal mondo intero.             Siamo stati testimoni e purtroppo anche vittime di un triste egoismo tra gli Stati membri dell’Unione,  poiché alcuni hanno inizialmente faticato a rispondere con immediatezza alle nostre esigenze, chiudendo le frontiere all’interno dello Spazio Schengen. Sono stati inizialmente interrotti persino gli approvvigionamenti dei dispositivi per la protezione individuale, necessari negli ospedali dove eroi dal camice bianco stanno combattendo un nemico invisibile spesso a discapito della propria vita L’Italia è stata però fortunatamente anche testimone di atti di solidarietà da parte di Cina, Russia, Cuba, Albania, Egitto, Russia, Brasile, India, USA e molti altri con l’invio di personale sanitario, attrezzature e dispositivi medici.

C’è il rischio che l’UE rimanga  una confederazione di Stati che non potranno veramente essere uniti  finché non vi sia solidarietà e unità di intenti

C’è il rischio che l’UE rimanga  una confederazione di Stati che non potranno veramente essere uniti  finché non vi sia solidarietà e unità di intenti, come d’altronde lascia intendere anche  Tommaso Nannicini nell’articolo proposto.

Oltre che ai gravissimi risvolti sanitari e a quelli sociali arrecati dal Covid 19, si teme anche molto per la stabilità economica europea.

In merito alla crisi finanziaria è difficile dimenticare la gaffe di Christine Lagarde, Presidente della BCE, la quale ha affermato che non era compito dell’Istituzione che dirige, ridurre o agire sugli spread tra Stati. Tale presa di posizione è stata stigmatizzata con un immediato e forte intervento da parte del nostro Presidente della Repubblica, che ha invitato l’Europa a esprimere maggiore solidarietà. Anche il Santo Padre nel messaggio “Urbi et Orbi”, durante la celebrazione della Messa Pasquale, ha sottolineato che “Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida globale che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone”.

Fa riflettere molto, inoltre, l’articolo dell’economista Mario Pianta, nel quale evidenzia che il sistema europeo e internazionale ha di fronte prospettive di disintegrazione difficili da risanare e dunque si dovrà affrontare una grave crisi economica che potrebbe minare inesorabilmente la stabilità, anche politica, dell’Europa.

Ritengo infine che la prima risposta incerta e disunita di alcuni Stati europei in merito a misure condivise di aiuti (Eurobond, Mes) nei confronti del nostro Paese, sia stata dettata da problemi politici interni o magari da pregiudizi radicati in una parte dell’Europa, trovandosi di fronte a una crisi di gravissima entità.

Auspico davvero che si concretizzi il progetto di Altiero Spinelli e dunque che l’Unione faccia la forza e che vinceremo, in un contesto globalizzato e dominato da superpotenze, solo con i grandi ideali, non con i muri e i pregiudizi.

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